E' di Amanda Knox la traccia di Dna individuata sul coltello considerato dall'accusa l'arma usata per uccidere Meredith Kercher e analizzata nel nuovo processo d'appello a Raffaele Sollecito e alla studentessa americana in corso a Firenze. E' quanto emerge dalla perizia svolta dai carabinieri del Ris per disposizione della Corte e depositata oggi.
 

Il coltello, da cucina, venne sequestrato in casa di Raffaele Sollecito che all'epoca del delitto era fidanzato con la Knox. Le difese dei due imputati - che si sono sempre proclamati innocenti - hanno quindi sempre sostenuto come fosse normale la presenza delle tracce genetiche della giovane americana che frequentava normalmente l'abitazione e usava i vari oggetti. Nel corso delle indagini la polizia scientifica ha isolato un'altra traccia della Knox vicino al manico e della Kercher sulla lama. Risultati ritenuti inattendibili dai periti della Corte d'assise d'appello di Perugia che assolse i due giovani. La sentenza e' stata poi annullata dalla Cassazione che ha disposto la celebrazione di un nuovo processo di secondo grado. Questa volta a Firenze.
 

E' "l'ennesima prova che non c'e' alcun collegamento tra Raffaele Sollecito e l'omicidio di Meredith Kercher" il risultato della perizia depositata oggi nell'ambito del processo in corso a Firenze. Lo sottolinea l'avvocato Giulia Bongiorno, difensore del giovane. Il legale ha evidenziato "l'importanza" che non sia stato individuato il codice genetico ne' della vittima ne' di Rudy Guede (condannato definitivamente a 16 anni). Sottolineando invece come la Knox frequentasse casa di Sollecito e usasse normalmente il coltello. "Con i risultati della perizia depositata oggi - ha detto la Bongiorno - e' venuto meno l'ultimo flebile collegamento tra Sollecito e l'omicidio". Secondo un altro dei difensori del giovane, l'avvocato Luca Maori, la nuova traccia rappresenta un "prolungamento" di quella gia' analizzata. "E' la dimostrazione - ha aggiunto - che Amanda lo ha preso per tirarlo fuori dal cassetto e farne un normale uso in cucina". Per l'avvocato Maori, inoltre, sul coltello "non c' e' il Dna di Meredith". "Come hanno ampiamente dimostrato - ha concluso - i periti della Corte d'assise d'appello di Perugia".
 

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