PERUGIA - Il caso dell'omicidio di Melania Rea torna in un'aula di giustizia. Mercoledi' infatti la Corte d'assise d'appello di Perugia dovra' rideterminare la pena a carico del marito Salvatore Parolisi riconosciuto definitivamente responsabile del delitto dalla Cassazione che pero' ha annullato l'aggravante della crudelta' stabilendo che debba essere rivista al ribasso la pena inflitta, 30 anni di reclusione (con il rito abbreviato).   Compito che spettera' ai giudici del capoluogo umbro per questioni procedurali.

Non e' ancora chiaro se l'ex caporal maggiore dell'esercito sara' in aula. E' infatti detenuto nella prima sezione "incolumi" del carcere di Teramo dove frequenta la scuola alberghiera dopo avere seguito in passato un corso di agraria. In cella continua a ricevere decine di lettere.

L'udienza perugina si svolgera' comunque a porte chiuse visto che il processo si e' svolto con l'abbreviato e quindi alla presenza solo delle parti interessate. 

L'udienza avra' carattere puramente tecnico e non si entrera' nel merito dei fatti, come ha spiegato uno dei difensori di Parolisi, l'avvocato Walter Biscotti. Sara' aperta dalla relazione del giudice a latere che illustrera' la decisione della Cassazione. Quindi le richieste delle parti e la sentenza che teoricamente potrebbe essere di nuovo appellata in Cassazione.

"Per noi sara' solo un passaggio" ha spiegato ancora l'avvocato Biscotti. "Una volta definitiva la decisione sul nostro assistito - ha aggiunto - ricorreremo alla Corte di Strasburgo perche' l'innocenza di Parolisi venga riconosciuta". 

L'ex militare si e' infatti sempre proclamato estraneo al delitto.

Melania Rea, 28 anni, venne uccisa con 35 coltellate il 18 aprile del 2011 in un bosco a Ripe di Civitella (Teramo). Aggredita alle spalle, mentre era china. Secondo le motivazioni dei supremi giudici, il marito lo fece in un impeto d'ira, in maniera non premeditata. I giudici hanno parlato di un momento di rabbia esploso in una delle ricorrenti "liti coniugali", causate dalla sua infedelta'.

Annullando l'aggravante della crudelta', la Corte ha escluso che Parolisi abbia voluto infliggere "sofferenze che esulino dal normale processo di causazione dell'evento". Un passaggio che apre la strada alla concessione delle attenuanti generiche finora negate per le "modalita'" del delitto e per la mancanza di confessione.

 

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