Il fenomeno morti per overdose in Umbria è la punta dell'icberg di una realtà tutta da scoprire, organizzata in forme malavitose e in continua e rapida trasformazione che si può leggere non solo nel numero delle vittime annuali, molte delle quali provenienti da fuori regione per rifornirsi, ma anche nei tanti interventi salvavita dei servizi di emergenza sanitaria, come il 118, sempre più specializzati nell'arrivare in tempo per evitare morti sicure.
Dietro la tossicodipendenza c'è una potente realtà economica e finanziaria in mano alla malavita organizzata calabrese, a 'Ndrangheta e Camorra. Una rete capace di reclutare in poche ore nuovi spacciatori, facendoli venire direttamente dalla Tunisia e di metterli subito in strada con in tasca la pianta delle città, l'indirizzo giusto, il recapito sicuro.

E' quanto è emerso dall'audizione che la Commissione regionale sulle tossicodipendenze ha organizzato a palazzo Cesaroni per ascoltare l'assessore regionale alla sanità Franco Tomassoni e i dirigenti del settore Marcello Catanelli e Angela Bravi che da anni si occupano del fenomeno. La Commissione, alla sua prima riunione operativa dopo la costituzione nel novembre scorso, su proposta del presidente Luca Barberini ha deciso di chiamare in audizione anche l'assessore regionale ai servizi sociali per poi passare all'ascolto delle varie realtà comunali dell'Umbria. Si tratta, ha precisato Barberini, di puntare molto sulla conoscenza e
sull'approfondimento del fenomeno, rinviando in questa fase ogni conclusione affrettata su un fenomeno molto complesso.

Dagli interventi dell'assessore Franco Tomassoni e dei due dirigenti è emerso il seguente quadro. Sulla base dei dati ufficiali relativi al 2010 - quelli del 2011 saranno pronti a breve - emerge che a morire per overdose
sono in prevalenza soggetti non più giovani, di 40-45 anni, emarginati e spesso senza fissa dimora che fanno largo uso anche di più psicofarmaci, dagli ipnotici all'alcool e che vivono in solitudine; tipico il caso di un transessuale morto di recente sotto un ponte. Sulla impennata di morti, ben sette, avutasi a dicembre, si valuta che possa essere l'effetto indiretto dei numerosi arresti di spacciatori che hanno comportato un ricambio improvviso in una parte della organizzazione, nella manovalanza e forse nel taglio delle sostanze con nuovi adiuvanti. Ma sul numero record di morti umbre potrebbero incidere anche parametri e criteri di
calcolo non omogenei fra le diverse Regioni.

Per il 2012 l'Umbria si è data una strategia di contenimento del fenomeno articolata in tre punti:  riorganizzazione dei servizi rafforzando i dipartimenti; ampliamento dei servizi di prossimità per stare a contatto diretto con le realtà dei tossicodipendenti; monitoraggio del fenomeno attraverso l'Osservatorio epidemiologico, secondo i criteri dettati dal ministero. Tutto ciò perché non si può continuare ad intervenire, come negli anni '80, con i Sert e con la semplice distribuzione di metadone. Occorre una prevenzione mirata verso i giovani e nelle scuole, ma non certo con generici sermoni. Il fenomeno è complesso, ha implicazioni sociali profonde, anche l'Università dovrebbe contribuire a trovare gli strumenti scientifici adatti ad invertire il fenomeno.

Si è parlato anche della attività della rete dei servizi che agisce con undici Sert che contano 3.555 utenze, cento in più ogni anno; del ruolo del privato sociale (cooperative e comunità di recupero); della forte
repressione che si è avuta su Perugia negli ultimi mesi, come del fenomeno affitti con copertura per trafficanti e spacciatori organizzatissimi; della presenza quasi esclusiva fra gli spacciatori di eroina di extracomunitari algerini e della conseguente quasi estraneità di altri, come egiziani nigeriani; dei rifornimenti di sostanze prevalentemente da Napoli, grazie ad una potente ed oliata organizzazione che fa capo a Camorra, 'Ndrangheta e malavita calabrese.

Il fenomeno droga e tossicodipendenze, ha tenuto a precisare l'assessore Tomassoni, “deve essere valutato e studiato nelle sue cause più profonde con i servizi sociali, gli aspetti sanitari in confronto sono minimali”.
Fra le domande più pressanti rivolte ai servizi regionali, quelle di Franco Zaffini (Fare Italia) sugli strumenti di intervento fin qui adottati, sui risultati conseguiti e sulla necessità di rivedere il tutto, perché si ha la sensazione di attività di routine ed abituali che finiscono per cronicizzare il problema più che risolverlo. Per Damiano Stufara, (Prc-Fds) che ha proposto di ascoltare anche i rappresentanti dell'Anci, una corretta
indagine sul fenomeno droga non può prescindere dalla conoscenza di tutte le dipendenze a partire da alcool e tabagismo.

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