MONTELEONE DI ORVIETO – Celebra l’olio extravergine d’oliva, oro verde del territorio, la due giorni in programma sabato e domenica a Monteleone di Orvieto e intitolata “Le macine degli angeli”. L’iniziativa si pone l’obiettivo di contribuire a far conoscere i frutti della lavorazione dell'olivo, pianta di benvenuto nel paese ed elemento naturale distintivo del paesaggio.

“Le macine degli angeli” cade all’intero del progetto De.C.O. che ha l’obiettivo di promuovere e valorizzare le produzioni olearie di qualità dell’Alto Orvietano, prodotto trainante del territorio. L’iniziativa è del Comune che vuole anche ricordare la figura di indimenticata di Angelo Angeli a 40 anni dalla sua morte e che a inizio anni ’70 donò al paese il monumento a forma di Macina, collocato al Campo della Fiera e divenuto simbolo di Monteleone. 

“La Denominazione Comunale – spiega l'assessore alle attività produttive, commerciali e politiche del territorio, Elisabetta Guidantoni – punta a salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una specifica produzione ma anche a valorizzare storie di persone e famiglie, che si sono intrecciate con amore a quella del paese, contribuendo a renderlo un gioiello prezioso, incastonato tra la bellezza e l'alta qualità di vita". 

Chi era Angelo Angeli - A dicembre saranno trascorsi 40 anni dalla sua morte avvenuta nel 79 all’età di 69 anni. Figlio di Matteo e marito di Maria Luisa, nei primi anni '70 donò al paese natio quel monumento che testimonia l'antica vocazione agricola. Noto anche con il titolo di dottore, faticosamente conseguito alla Facoltà di Economia e Commercio dell'Università degli Studi di Firenze, il 26 giugno 1940. Alle sue spalle, due sanguinose guerre. Una in Africa, una in Russia. Quindi gli incarichi di segretario comunale e direttore dell'Azienda autonoma di Cura di Chianciano Terme. A 25 anni esatti dalla scomparsa, in sua memoria, era stata apposta una targa ovale in ottone sulle Macine. Tante le generazioni di giovani che, negli anni, ci si sono arrampicati. Tanti gli amori che, alla loro ombra, hanno trovato il coraggio di dichiararsi.   

 

 

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