“La singolare, quanto eclatante, protesta del sindaco di Assisi sulla chiusura del punto nascita del nosocomio della città serafica mette al centro del dibattito politico due argomenti sui quali la Giunta non può e non deve fare spallucce, ma aprire finalmente un confronto serio in sede di Consiglio regionale”. Così il capogruppo
regionale dell’Udc, Sandra Monacelli che nel rilevare come la chiusura di alcuni punti nascita nella regione Umbria appaia “inevitabile”, suggerisce che essa dovrà essere effettuata “senza nascondersi dietro meri
criteri numerici”. Secondo l’esponente dell’Udc, la questione della razionalizzazione dei “punti nascita” dovrà entrare a far parte “a pieno titolo della riforma complessiva della sanità regionale, tantissime volte annunciata, ma finora neanche discussa, e tenendo conto delle singole peculiarità che caratterizzano gli ospedali umbri”.

Monacelli pone anche il problema riguardante “la facoltà di poter registrare i nuovi nati nel comune di residenza dei genitori a salvaguardia dell'identità delle nostre città. Una questione strettamente legata alla
chiusura dei diversi punti nascita che comporta la concentrazione dei parti in poche strutture”. Rispetto a ciò, il capogruppo Udc ricorda che, in seguito alla chiusura dei primi reparti di ostetricia, nel luglio 2010, aveva
presentato una mozione con la quale si intendeva impegnare la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo nazionale “affinché facesse proprie le iniziative normative utili a ripristinare il naturale collegamento
tra territorio di appartenenza e singole nascite. Si invitava altresì la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica a dare rapido seguito all'iter legislativo concernente le proposte di legge in materia di registrazione delle nascite nel comune di residenza dei genitori”.

Monacelli sottolinea, però, che in questi 20 mesi “la Conferenza dei capigruppo non ha ritenuto opportuno portare questa mozione all'attenzione dell’Assemblea. In data odierna, pertanto, ho inviato una lettera di
sollecito al presidente del Consiglio regionale affinché si affronti quanto prima in Aula questo argomento, particolarmente sentito dai cittadini umbri, così da tutelare il diritto del nascituro al riconoscimento del luogo di origine della propria famiglia”.

“E' fondamentale – conclude Monacelli - che questi due aspetti (chiusura dei punti nascita e salvaguardia dell'identità) viaggino di pari passo, facendo sì che alla razionalizzazione e all'evoluzione del sistema sanitario regionale si accompagni una richiesta di revisione della normativa nazionale, così da tutelare il diritto della persona al riconoscimento del luogo di origine della propria famiglia”.

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