“Mine giocattolo, studiate per mutilare bambini. Ho dovuto crederci, anche se ancora oggi ho difficoltà a capire...”.
Lo scriveva Gino Strada più di vent’anni fa nel suo libro “Pappagalli verdi”.
Il 2 dicembre la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva e unanime la legge 1813, “Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo”. La legge rappresenta un ulteriore progresso per la loro messa al bando: vieta di finanziare i produttori di questi ordigni, istituisce meccanismi di controllo e verifica dettando scadenze di attuazione e stabilendo sanzioni in caso di inosservanza.
Nei nostri ospedali, vediamo le conseguenze dirette della loro violenza esplosiva sui corpi delle vittime ancora oggi:
In Afghanistan, negli ultimi vent’anni, abbiamo curato 61.000 vittime d’arma da fuoco: 19.000 erano vittime di scheggia di ordigni esplosivi e 7.000 vittime di mina. Il 40% di loro composto da donne e bambini.
In Iraq, solo da gennaio a settembre 2021, abbiamo offerto 527 protesi a pazienti mutilati da mine, residuati bellici, ordigni esplosivi improvvisati.
Questa legge è un passo avanti verso l’attuazione concreta dell’Articolo 11 della nostra Costituzione, e per questo ne siamo soddisfatti. Anche se la strada da percorrere è ancora lunga.

Nota di Emergency
 

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