(AVInews) – Perugia, 14 nov. – “È emersa la presa di coscienza da parte degli studenti della necessità di un rapido cambio comportamentale rispetto all’uso della plastica. C’è bisogno di una maggiore educazione verso questa tematica e vogliono essere da esempio per i loro coetanei. Quello che è più importante, però, è il percorso utilizzato per arrivare a questi risultati, fatto di studio, confronto e autovalutazione”. Queste le dichiarazioni della professoressa dell’Istituto tecnico tecnologico statale (Itts) ‘Alessandro Volta’ di Perugia Maria Laura Mammoli, coordinatrice del progetto europeo ‘Problem based learning - Real life approach’, un’iniziativa nell’ambito di Erasmus plus che ha preso il via questa settimana proprio nel capoluogo umbro. Fino al 16 novembre, infatti, la scuola perugina ospita docenti e studenti di vari Paesi europei che si confrontano per ridurre il consumo di plastica nelle scuole proponendo soluzioni alternative e innovative, come prevede il metodo Pbl. “Ormai da diversi anni – ha commentato Gianni Mario Fiorucci, insegnante di informatica all’Istituto ‘Volta’ – la nostra scuola sperimenta nuove metodologie per far sì che gli studenti possano diventare una componente attiva, a fronte della lezione tradizionale in cui l’alunno è solamente un soggetto passivo. Il Pbl è una di queste”. Noto anche come ‘Apprendimento orientato ai problemi’, il metodo Pbl è una forma di studio che stimola gli studenti a trovare una soluzione a un determinato problema in maniera indipendente, attraverso l’osservazione e l’analisi. “Abbiamo ospitato quindici studenti, cinque dal Portogallo, cinque dalla Germania e cinque dalla Croazia – ha spiegato Fiorucci – che, insieme agli alunni del nostro istituto, si sono cimentati nel proporre delle idee sul problema della plastica, un tema attuale e strettamente connesso all’Agenda 2030, per il goal della sostenibilità”.

Ogni giorno, dalla mattina fino al tardo pomeriggio, hanno luogo attività, incontri e confronti tra docenti e alunni che, per l’occasione, sono ospitati dalle famiglie degli studenti perugini. “La finalità – ha concluso il professor Fiorucci – è quella di verificare se questa metodologia può produrre dei risultati migliori nell’apprendimento ed estenderla e condividerla con altri Paesi europei. L’ideale sarebbe poi creare anche dei database di problemi che possono essere consultati e usati anche da altre scuole”.

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