La vertenza sul piano di licenziamenti presentato dalla Thyssen-Krupp che coinvolge 550 dipendenti è una trattativa lunga e faticosa che colpisce la città di Terni e la sua popolazione nell’anima e nella dignità. La manifestazione di Roma doveva essere l’ennesimo atto per scuotere il Governo e far emergere lo stato delle cose nella loro drammaticità.

L’intervento delle forze di polizia, visti i risultati, è un fatto gravissimo che va stigmatizzato con forza e determinazione e per il quale auspichiamo al più presto di veder chiarite responsabilità a cui dovranno seguire opportuni provvedimenti. Diventa pura accademia andare a disquisire se fossero “cariche” o “azioni di contenimento”, le manganellate riportano questo paese indietro di qualche buon decennio.

Le cariche della polizia in un pacifico e legittimo corteo di manifestanti rappresenta sempre una sconfitta per l’assetto democratico di un paese, ma assume una veste maggiormente significativa, di vera e propria deriva, se le manifestazioni hanno ad oggetto le questioni dei diritti civili e del lavoro.

Le immagini di ieri ci restituiscono il quadro di un’Italia provata, di una società al limite, di assoluta incomunicabilità tra le parti del confronto sindacale, tra di loro e con le istituzioni, nonché forse il tentativo di delegittimare la necessità di avere un sindacato rappresentativo (e lo sosteniamo con veemenza pur sapendo che si dovrà lavorare non poco affinché i sindacati tornino ad essere punto di riferimento concreto e efficace).

Nel nostro Paese c’è una questione sociale. Se vogliamo davvero che i fatti di ieri pongano luce non solo sulla vicenda Acciaierie Terni-Ast, bisognerà che nel merito si rifletta su questo.

 

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