“Le istituzioni umbre hanno da sempre improntato la loro azione ai principi della leale collaborazione ed all’assunzione delle proprie responsabilità. Soprattutto sul delicato tema della sicurezza, che per i nostri cittadini è centrale. Oggi più che mai”. E’ quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, intervenuta questa mattina all’assemblea dell’Anci Umbria (Associazione nazionale dei Comuni italiani), svoltasi alla sala dei Notari a Perugia, alla presenza del Ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che la presidente, assieme al Sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, al presidente della Provincia di Perugia, Marco Vinicio Guasticchi, aveva precedentemente incontrato per una riunione operativa sullo stato della sicurezza nel capoluogo di regione.

Per la presidente Marini la questione della sicurezza urbana, in particolar modo a Perugia dopo i recenti e gravi fatti di cronaca, “assume ancor più rilevanza” in un periodo come quello attuale, caratterizzato dalla grave crisi economica, ed incide profondamente sullo stesso livello di coesione sociale: “di fronte ad una così pesante situazione economica il ‘fattore sicurezza’ potrebbe mettere a rischio la nostra coesione sociale, e condizionare negativamente anche l’economia generale perché la sicurezza coinvolge i cittadini, il lavoro, le imprese”. “Perugia – ha ricordato la presidente – è città universitaria, dove risiedono migliaia di studenti ed è nostro dovere garantire loro sicurezza e serenità ed, al tempo stesso, difendere l’immagine di Perugia città universitaria”.

“Questa – ha aggiunto la presidente Marini – è terra dove l’integrazione e l’inclusione sociale rappresentano un tratto fondamentale della nostra cultura, della nostra identità. In Umbria la comunità di cittadini immigrati regolari, che lavorano nelle nostre imprese, nelle nostre famiglie, conta ben 120 mila persone, mentre nelle scuole umbre la presenza di bambini e giovani immigrati raggiunge una delle percentuali più alte in Italia. Il 40 per cento, infatti, di quanti frequentano le nostre scuole elementari sono di origine extracomunitaria, in alcuni casi già di seconda generazione.”

“Noi non vogliamo rinunciare al nostro modello, quello dell’inclusione sociale, ma vogliano al tempo stesso – ha affermato la presidente - che la cultura della legalità prevalga sempre e comunque. Purtroppo negli ultimi tempi episodi come le drammatiche rapine in ville, l’uccisione del giovane Luca Rosi, il pesantissimo fenomeno dello spaccio della droga, stanno creando forti tensioni sociali e preoccupazioni per la tenuta della civile convivenza. Per questo, e per scongiurare l’aggravarsi di questo preoccupate quadro, occorrono non solo strumenti adeguati, come il Patto per Perugia sicura, e non basta la pur meritoria azione della magistratura e di tutte le forze dell’ordine. Ma serve una azione sinergica, appunto di leale collaborazione, tra lo Stato, le istituzioni locali e tutti i soggetti deputati a garantire la sicurezza pubblica affinché ogni cittadino a Perugia, come in tutta l’Umbria, si senta e sia sicuro”.

“L’integrazione degli strumenti e soprattutto l’integrazione degli attori, e dunque dei livelli istituzionali – ha proseguito la presidente - non è uno slogan fine a se stesso, ma è la chiave delle politiche di sicurezza. Per fare sì però che la risposta ai bisogni dei cittadini sia efficace e completa, è necessario l’impegno di tutti i livelli istituzionali, ciascuno per i propri poteri e per le proprie competenze, in un dialogo collettivo che non può vedere come unici partecipanti le città e il governo, ma che deve al contrario valorizzare il ruolo fondamentale di Province e soprattutto Regioni”

La presidente ha voluto quindi citare l’impegno concreto della Regione Umbria, tra le prime in Italia a dotarsi di una legge regionale per la sicurezza urbana, grazie alla quale i Comuni hanno potuto accedere ai fondi messi a disposizione dalla Regione per attuare proprie politiche di sicurezza urbana che si sono tradotte nell’assegnazione di contributi per la realizzazione di progetti volti a migliorare la sicurezza delle comunità locali grazie ai quali sono stati finanziati 12 progetti dei 14 pervenuti.
La Regione, inoltre, ha orientato la progettualità dei Comuni ponendo dei criteri di priorità verso specifiche aree progettuali quali:
- gli interventi nei confronti delle vittime dei fatti criminosi;
- i servizi/interventi a sostegno dell’operatività della polizia locale;
- gli interventi di prevenzione sociale nei confronti delle aree e dei soggetti a rischio di attività criminose.

“Noi facciamo, dunque, la nostra parte, e non scarichiamo sullo Stato né su altri soggetti responsabilità e colpe, perché come Istituzioni regionali e locali ci sentiamo parte dello Stato. E per questo siamo e resteremo fedeli – ha concluso la presidente - al principio della cooperazione e collaborazione, ciò nell’interesse delle comunità che amministriamo”.
 

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