PERUGIA - Dopo una lunga discussione, durata più di tre ore, il Consiglio provinciale ha approvato l'ordine del giorno del centrosinistra che critica aspramente sia l'abolizione delle province e i nuovi assetti istituzionali che la nuova manovra finanziaria a danno degli enti locali e delle fasce più deboli della società.

Un "no" alle decisioni del Governo deciso, motivato e che per la prima volta dall'inizio della legislatura che ha diviso nettamente la maggioranza dall'opposizione. Il capogruppo del Pd Giampiero Rasimelli ha aperto le danze del dibattito: "Ci troviamo a discutere su una manovra che ha cambiato dati e provvedimenti più volte prima della definitiva stesura che dovrà essere sottoposta alla Camera. Questo dimostra come il Governo sia totalmente inesistente e scarsamente credibile a fronte di una crisi economica che ha deciso, inoltre, di affrontare facendo pagare chi ha sempre pagato, le fasce deboli della popolazione e tagliando i fondi e quindi i servizi di comuni, province e regioni. Una manovra inacettabile, come inacettabile è la decisione di tagliare le province senza un vero progetto di riorganizzazione istituzionale che deve coinvolgere tutto il sistema. E non essere un colpo di spugna all'interno di manovra finanziaria".

Luca Baldelli (Prc): "fa indignare che deputati e senatori con i loro 20mila euro al mese decidano le sorti di Province e Comuni definendoli dei costi della politica insopportabili, quando per ignoranza non sanno neanche quali siano le loro funzioni quotidiane. Si tagliano le province come fossero inutili, quando in realtà sono l'unico ente operativo di area vasta. Invece si lasciano enti e carrozzoni dove siedono persone non elette ma nominate. E nella manovra si fanno pagare i poveri crisi mentre viene archiviata la patrimoniale per i ricchi".

Giampiero Fugnanesi (Pdci): "Non possiamo come istituzione fare finta di niente mentre il Governo della nostra Nazione perseguita le famiglie normali dei lavoratori con nuove tasse, meno diritti, meno servizi pubblici locali e soprattutto facendo dei tagli mirati che non incidono sulla casta ma tolgono rappresentanza popolare, come le Province". Franco Granocchia: "Dopo tre anni finalmente il Governo ha smesso di dire la barzelletta che il nostro Paese avrebbe retto meglio degli altri alla crisi. Invece la situazione è drammaticamente diversa. Per recuperare il tempo perduto si affossano di dipendenti pubblici, i lavoratori e i pensionati pretendendo da loro nuove tasse. Stiamo di fronte ad una manovra iniqua, anti-sociale e illiberale. Berlusconi si deve dimettere e si deve subito tornare al voto con una legge elettorale che non sia il Porcellum altro male di questo Paese".

Laura Zampa (Pd): "Quello che più sorprende ancora una volta che a pagare la crisi saranno le donne per cui questo Governo non prova rispetto. Pagheranno loro con l'aumento dell'età pensionabile, con il posto di lavoro in molti casi e con la difficoltà di trovare una occupazione come tutti i dati statistici dimostrano". Enrico Bastioli (Psi): "Finalmente il Governo ha detto una volta la verità: la crisi esiste e fa paura. Ma la manovra finanziaria, la quarta in pochi due anni, è iniqua, non crea le basi per un nuovo sviluppo e soprattutto va a tagliare fondi agli enti locali e cancella le province solo per tutelare alcuni privilegi. Ma non si permette di tagliare vitalizi regionali e il numero dei deputati". Massimiliano Capitani (Pd): "Non c'è credibilità e un progetto per il futuro in questa manovra del Governo Berlusconi. E quindi a fronte di sacrifici pesanti a carico dei cittadini perbene, non ci saranno benefici duraturi e in gra di metterci a riparo. Basti pensare che non c'è un solo provvedimento per la crescita economia e l'occupazione".

Il centrodestra con il capogruppo Piero Sorcini ha espresso un voto negativo all'ordine del giorno del centrosinistra. "Fate voli pindalici, dite le stesse cose che avete detto in Senato, ma il vostro compito di amministratori è quello di pensare ai nostri territori che voi amministrate da decenni. La riforma istituzionale è il frutto anche dei vostri fallimenti, degli sprechi eterni, dei finanziamenti a pioggia. Di un malgoverno diffuso che ad oggi bisogna dare un freno". Il senatore Asciutti ha difeso le scelte del Governo definendole "provvidenziali per non far scivolare il Paese nel baratro dove è caduta la Grecia" ricordando inoltre "ci sono dei sacrifici per tutti,ma non è vero che non si toccano i ricchi come dimostra il contributo per i redditi sopra i 300mila euro e la caccia all'evasione che mai nessun governo ha portato avanti come quello di Berlusconi". Il vice-presidente Bruno Biagiotti ha ribadito in aula "che l'opposizione non può votare un ordine del giorno che invece di affrontare il nodo cruciale delle crisi economica, è l'ennesimo mini-manifesto politico per chiedere le dimissioni a Berlusconi.

Il centrosinistra non può certo fare la morale a nessuno come dimostra la storia di questa nostra regione che è stata governata e si regge non grazie all'impresa ma ai sussidi, al pubblico impiego quasi sul modello di una regione del sud". Dello stesso tenore l'intervento del consigliere Giampiero Panfili che pur non lesinando dubbi sull'operato dal Governo, "ad iniziare sui tagli allo stato sociale fino ad arrivare ad una riorganizzazione che punisce l'istituzione provincia come fosse il male maggiore della casta politica" ha spiegato che non si possono accettare lezioni dal centrosinistra umbro dopo "un malgoverno che ha creato consensi, ma anche sprechi infiniti, e che non ha certo brillato per etica e per lungimiranza economica e amministrativa".

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