L’Umbria, che ha subito durante la crisi un colpo pesantissimo (dal 2007 al 2014 il Pil umbro è sceso del 17,2%, contro il -8,5% della media nazionale), partecipa alla ripresa in atto a livello nazionale dal 2015 e nei primi nove mesi del 2017 la crescita dell'economia regionale si è rafforzata. Ma i fattori strutturali di ritardo continuano a pesare sull’Umbria anche in questa fase di ripresa e la crescita della regione risulta inferiore al dato medio nazionale. Ciò significa che prosegue il processo di allontanamento dell’Umbria dai dati medi nazionali, processo che prosegue inesorabilmente da 15 anni.

Pur in questo quadro di svantaggio per la nostra regione, il rapporto di Bankitalia sull’andamento dell’economia umbra nei primi 9 mesi del 2017, presentato in un affollatissimo appuntamento tenuto all’Università di Perugia, evidenzia che “nei primi nove mesi del 2017 la crescita dell’economia umbra si è rafforzata. Le esportazioni hanno ripreso vigore e la domanda interna si è consolidata. Le aspettative degli operatori delineano per i prossimi mesi un'evoluzione positiva. Nel settore industriale il fatturato è aumentato più intensamente rispetto allo scorso anno. L’incremento è stato più diffuso tra le imprese della meccanica e della chimica; nel comparto siderurgico è stato recuperato parte del calo accumulato nel periodo della crisi. Il terziario ha evidenziato segnali di miglioramento; sul turismo tuttavia hanno continuato a pesare gli effetti degli eventi sismici dello scorso anno. L’attività delle imprese edili è rimasta debole”.

Le più favorevoli prospettive dell'economia regionale si sono riflesse in un miglioramento delle condizioni di redditività e di liquidità delle imprese; le misure di incentivo introdotte dal Governo hanno contribuito all’espansione dei piani di investimento, anche se le imprese umbre hanno mostrato minore vivacità nell’utilizzare i super ammortamenti per il miglioramento tecnologico delle produzioni legati al progetto industria 4.0. In Italia infatti, è stato detto durante la presentazione del rapporto, in media ha aderito un’impresa ogni tre, mentre in Umbria solo una ogni cinque.

Intanto i finanziamenti al settore produttivo hanno ripreso a crescere, ma non per l’edilizia e le piccole imprese.

Notizie non buone per l’occupazione umbra che, rileva Bankitalia, “non ha beneficiato del migliorato quadro congiunturale, rimanendo nel complesso stabile”.

Infine, Bankitalia torna a rilevare con preoccupazione il perdurare dell’emigrazione dei giovani dall’Umbria. Un’emigrazione dettata dalla mancanza di lavoro e che colpisce molto i giovani più istruiti, che in Umbria – conferma Banca d’Italia – non trovano sbocchi occupazionali adeguati. Un fenomeno, questo, segnalato sull’Umbria anche dal recente ‘paper’ dedicato da Banca d’Italia alle regioni italiane.

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