di Armando Allegretti

 

PERUGIA - L’occultamento delle stragi nazifasciste nell’ultimo libro di Alberto Stramaccioni. Un libro che tratta un argomento delicato e che richiama, oramai, nella memoria di qualsiasi lettore una pagina nera della storia Italiana. “Occultamento delle stragi nazifasciste e delle rappresaglie in Jugoslavia negli anni della guerra fredda”, questo è il titolo del libro di Alberto Stramaccioni presentato nel salone d’Onore di Palazzo Donini a Perugia.

L’incontro è stato introdotto da Mario Tosti Presidente dell’Isuc, presenti anche Ruggero Ranieri, docente universitario; Carlo Carli, già relatore Commissione parlamentare d’inchiesta; Costantino di Sante, direttore ISCOP (Istituto di Storia Contemporanea della Provincia di Pesaro e Urbino). Tra i numerosi ospiti intervenuti, anche la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, Giovanni Paciullo, nuovo Rettore dell’Università per stranieri di Perugia e l’autore del libro.

Il volume di Stramaccioni si inserisce nell’ampia storiografia sui crimini di guerra compiuti nel corso del secondo conflitto mondiale. Nel libro è evidenziato come il rapporto tra l’Italia e i crimini di guerra sia una questione complessa trattandosi di un paese prima alleato dei vinti e poi dei vincitori.

Ricordiamo, infatti, come l’esercito Italiano, tra il 1940 e il 1943, è considerato responsabile, insieme ai tedeschi, dei numerosi eccidi di civili in Russia, Grecia e nei Balcani. Ma poi, tra il 1943 e il 1945, quando è cobelligerante con gli angloamericani, lo stesso paese subisce stragi efferate di civili ad opera dei nazifascisti, ma anche degli italiani fascisti impegnati in una sanguinosa guerra civile. Un ribaltamento della situazione che ha portato a considerare il nostro esercito “autore e vittima” dei crimini della Seconda Guerra Mondiale.

“ Il volume – ricorda l’autore - ricostruisce la storia del lungo occultamento attuato dal 1945 a oggi dalla Magistratura Militare e dal potere politico soprattutto negli anni della Guerra Fredda al fine di realizzare una certa idea della pacificazione nazionale ed europea in funzione antisovietica”.

Un’attenta analisi ai crimini di guerra. È quanto analizza l’autore nella seconda parte del libro, vengono ricostruite alcune particolari tipologie dei crimini di guerra e diverse vicende espressione di quella guerra totale svoltasi nel corso del secondo conflitto mondiale anche in Umbria.

In particolare, si sottolinea come la resistenza armata per la liberazione del territorio umbro dall’occupazione nazista e dalla presenza fascista non fu un evento di particolare valore militare, ma certamente un’esperienza di rilevante significato politico e sociale.

“D’altronde – ricorda Stramaccioni -, Perugia e l’Umbria durante il ventennio fascista si erano distinte per una particolare adesione al regime. Ma con la liberazione delle città umbre comincia ad affermarsi una nuova classe dirigente espressione prevalente dei rinati Partiti politici antifascisti. Questa nuova classe dirigente fu in parte protagonista di un movimento, quello della resistenza, che non durò certamente molto – tra i sette e i dieci mesi – e non mobilitò grandi masse, ma ebbe ugualmente un valore politico di rottura con il regime fascista e di svolta per l’affermarsi della vita democratica nella regione”.

L’Umbria ha dato un grande contributo alla lotta partigiana italiana. Nomi come Antero Cantarelli, che guida la Brigata “Garibaldi”, Antonio Bonomi, comandante della Brigata “Gramsci”, Ernesto Melis e Mario Grecchi, sono inseriti nel libro dall’attenta analisi dell’autore. Ma non solo, un contributo polittico e militare in Umbria è stato dato anche da “alcune particolari figure sociali quali quella di un proprietario terriero liberale, come Bonuccio Bonucci, di un ufficiale dell’Esercito, esponente del Partito Popolare come Venanzio Gabriotti, di un moderato liberaldemocratico come Stelio Pierangeli, di un insegnante cresciuto alla scuola di Aldo Capitini come Bruno Enei, di un operaio comunista come Alfredo Filipponi, di due possidenti terrieri come Augusto Del Buontromboni e Luigi Del Sero, fino a un prete combattente come don Marino Ceccarelli”.

Parlare di crimini di guerra non è facile. È un argomento molto delicato, in molti girano la faccia dall’altro lato per cercare di dimenticare o semplicemente per vergogna. Stramaccioni non l’ha fatto, ha analizzato attentamente, senza dare giudizi ma come fa uno storico, una pagina della storia italiana ed umbra che deve far riflettere perché non si ripetano mai più episodi del genere. In ogni caso, il libro di Stramaccioni, pur trattando un argomento storico, mai come ora, è di un’attività estremamente rilevante perché si avvicina la data del 25 aprile, giorno della liberazione e della resistenza. Un’occasione importante per tornare a riflettere sull’argomento. Un libro da leggere, un punto di partenza per chi vuole occuparsi e conoscere la storia del periodo nazifascista e gli efferati delitti commessi durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

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