Abbiamo seguito in una tv locale, le dichiarazioni di un sindacalista sulle conclusioni della recente vertenza Perugina.

Purtroppo l’accordo firmato dal sindacato con la Nestlè ha sancito 180 licenziamenti, alcuni prepensionamenti e quasi altrettanti operai fissi trasformati in precari a sei mesi.
Dobbiamo confessare che abbiamo fatto uno sforzo su noi stessi per ascoltare tutta la trasmissione, poiché con il passare dei minuti è montata una rabbia contro i firmatari dei licenziamenti e in particolare nei confronti dei sindacalisti completamente inadatti ad opporsi alle strategie aziendali e incapaci di elaborare e sostenere una propria strategia industriale.

Nel corso della trasmissione siamo venuti a conoscenza che dopo quasi due anni di trattative, di riunioni fiume a Roma, Milano, Perugia, i sindacati ancora devono sapere dall’azienda quali risultati ha ottenuto l’applicazione dell’ accordo sottoscritto da due anni nel 2016.
Inoltre il sindacalista ci ha informato che solo nei prossimi incontri, già previsti, i sindacati cercheranno di ottenere dalla Nestlè garanzie per il futuro della Perugina.
Ci domandiamo allora: se ancora le questioni produttive, industriali occupazionali non erano risolte, dato che non c’erano i dati del risultato aziendale dei 60 milioni di investimenti, perché hanno firmato il nuovo accordo? Su quali basi politiche e sociali si può giustificare il fatto che prima si licenzia poi si comincia a discutere, del risultato e del futuro? Da dove arriva questa nuova strategia? La si può giustificare solo con il fatto di aver reso più competitiva, efficiente e redditiva l’azienda?
Inoltre è allarmante sapere che, secondo i sindacalisti, non sarebbe stato utile condurre una lotta dura e articolata nello stabilimento di S:Sisto, anche durante la campagna natalizia, sostenuta magari da tutta la cittadinanza, dalle Istituzioni, dai partiti, dalle varie associazioni cittadine, con un fronte compatto con gli operai, quanto scegliere come strategia di opporsi alla Nestlè con comunicati stampa ed interviste pubbliche, prevalentemente locali.

Ricordiamo a tutti che la Nestlè è una grande multinazionale mondiale dolciario-alimentare, quindi sappiamo quanta considerazione rivestono alcune interviste e comunicati sindacali nei giornali di provincia e rari articoli nazionali poco incisivi.
La trasmissione, nel complesso, è risultata molto fastidiosa, per le cose dette e quelle non dette e perché le domande, molto generiche, non hanno aiutato gli ascoltatori a capire fino in fondo tutta la verità della vertenza.

Ci limitiamo a queste considerazioni, senza esternare tutto ciò che passa nel mostro animo, per il dramma subito dai lavoratori con la perdita del posto di lavoro, il sentirsi disoccupati e non in grado di mantenere la famiglia, ma vi assicuro che è aumentato un sentimento di ribellione contro un sindacato che, secondo noi, ha smarrito la sua ragione di esistere.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra Per Perugia

 

 

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