ROMA (da Tgcom) - Mentre si stringe il cerchio intorno a Muammar Gheddafi, sembra che tre dei suoi figli, tra i quali l'erede designato Seif al-Islam, siano stati catturati dagli insorti, che nelle ultime 24 ore hanno preso il controllo della maggior parte di Tripoli. A riferire l'arresto di Seif al-Islam, ex volto "democratico" della Libia all'estero, è stato il Consiglio nazionale transitorio di Bengasi.
Conferme sono giunte in seguito anche dalla Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja, che ha incriminato Seif al-Islam e il padre per crimini contro l'umanità e contro i quali ha emesso un mandato di cattura internazionale.

Ancora non è certo invece chi siano gli altri due figli che sarebbero stati catturati, anche se molte fonti riferiscono dell'arresto di Muhammad. Dopo mesi di raid Nato e di combattimenti con gli insorti anche la più stretta cerchia familiare del Colonnello libico comincia dunque a perdere pezzi.

Sono comunque mesi che si rincorrono le voci di possibili fughe all'estero dei figli e della moglie di Gheddafi. Una delle più recenti, diffusa a maggio da una radio tunisina, diceva che l'attuale moglie di Gheddafi, Safiya Farkash, e i figli Muhammad e Aysha erano arrivati in Tunisia.

Le indiscrezioni su possibili fughe dei familiari di Gheddafi erano iniziate a circolare con maggiore insistenza dopo la morte ad aprile del più giovane dei figli del colonnello, Saif al-Arab, ucciso in un raid della Nato.

Da allora, Gheddafi non è apparso più in pubblico, se si escludono alcune immagini di datazione incerta trasmesse dalla tv di Stato. Dopo la morte di Saif al-Arab sono sette in tutto i figli di Gheddafi. Il suo "delfino", che è rimasto al fianco del padre fino alla fine come dimostra la sua cattura a Tripoli, è il secondogenito Seif al-Islam.

All'esplodere della crisi libica, il secondogenito aveva usato toni durissimi e non usuali per un uomo che finora aveva trascorso più tempo a Londra che a Tripoli e che in passato aveva criticato il padre, chiedendo di avviare riforme in senso democratico. Ma è a lui che si era aggrappato il "Fratello Leader" fin dalle prime ore della rivolta popolare che ha fatto sprofondare la Libia in una delle più gravi crisi degli ultimi 40 anni.

Anche nelle sue prime esternazioni contro l'Occidente, Gheddafi aveva fatto riferimento a Seif al-Islam, incaricandolo di lavorare alla realizzazione di una Costituzione e confermando come sia stato uno dei "personaggi chiave" nelle fasi convulse della crisi che sembra essere arrivata a una svolta.

Il più esterofilo dei figli del colonnello, oggi 38enne, aveva lasciato il Paese nel 2006 dopo aver criticato il padre. Conseguito un master alla prestigiosa London School of Economics (Lse) di Londra con una tesi sulla natura anti-democratica della governance globale, poi rivelatasi copiata, Seif al-Islam ha fatto ritorno in Libia e si è insediato a capo di una Fondazione caritatevole che porta il nome di famiglia. Nel 2008 dichiarò di non essere interessato alla successione del padre. Tuttavia, negli ultimi anni ha ricoperto incarichi molto delicati nel regime.

L'altro fedelissimo del colonnello era il figlio Khamis, più volte dato per morto in un raid Nato a Tripoli. Soprannominato "Muammar il giovane" dai suoi miliziani e "macellaio" dai rivoltosi di Bengasi, Khamis è a capo delle brigate che hanno aperto il fuoco per reprimere le prime rivolte scoppiate il 17 febbraio scorso in Cirenaica. La sua storia è strettamente legata ai bombardamenti sulla Libia.

A tre anni è rimasto ferito nel raid dei caccia americani su Tripoli del 1986, al quale il padre riuscì a sfuggire. Si è laureato all'accademia militare di Tripoli, ricevendo un diploma in arte e scienza militare, e, in seguito, presso l'Accademia Militare a Mosca e presso l'Accademia di Stato Maggiore dell'Accademia delle Forze Armate della Federazione Russa.

Dall'aprile 2010 ha frequentato un master in economia a Madrid, presso la IE Business School, dal quale è stato tuttavia espulso nel marzo 2011 per "i suoi collegamenti agli attacchi contro la popolazione libica".

Il primogenito, Muhammad Gaddafi, è l'unico avuto dalla prima moglie Fatiha. E' meno noto degli altri fratelli. Di lui si sa che dirige il Comitato Olimpico ed è a capo di Libyana, uno dei due operatori di telefonia mobile di proprietà della General Post and Telecommunication Company. Mutassim, quarto nell'ordine di successione dinastica, era considerato dagli americani il confidente del colonnello e l'unico in grado di competere con Seif al-Islam per la successione di Gheddafi. In passato sul suo conto si erano diffuse voci di un possibile coinvolgimento in un tentativo di colpo di stato contro il padre, al punto che fu costretto a rifugiarsi in Egitto. A Mutassim fu concesso di rientrare in patria dopo alcuni anni in esilio e attualmente è consigliere per la sicurezza nazionale e comandante di un'unità speciale dell'Esercito.

Saadi Gheddafi è una vecchia conoscenza del campionato di calcio italiano. Sposato con la figlia di un generale dell'Esercito, ha coronato il suo sogno di giocare in Serie A vestendo le maglie del Perugia, dell'Udinese e della Sampdoria, anche se con scarsi risultati.

Abbandonata la carriera di calciatore, dopo essere stato capitano della nazionale, Saadi ha assunto la presidenza della Federcalcio e ora ha intrapreso la carriera di produttore cinematografico.

Aysha Gheddafi, avvocato, è l'unica figlia femmina del colonnello. Sposata con un cugino del padre nel 2006, è balzata all'attenzione delle cronache internazionali nel 2004 per avere fatto parte del team di avvocati che ha difeso l'ex raìs iracheno, Saddam Hussein, poi condannato a morte.

Hannibal Gheddafi è la "testa calda" della famiglia. Dopo essersi distinto per il lavoro svolto nell'industria nazionale petrolifera, nel 2008 ha portato la Libia a una crisi diplomatica con la Svizzera.

Dopo il suo arresto per avere aggredito due cameriere a Ginevra, Tripoli ha scatenato un'offensiva contro Berna, espellendo i diplomatici svizzeri e boicotandone i prodotti. Già nel 2001 Hannibal aveva aggredito tre agenti di polizia in Italia e nel 2005 era stato accusato di avere picchiato una ragazza a Parigi.

Poco si sapeva infine di Saif al-Arab, il più giovane dei figli di Gheddafi, morto in un raid Nato il 30 aprile. Era considerato un esponente di basso profilo del clan. Militare, aveva studiato alla Tecnische Universitat di Monaco di Baviera e nel 2008 la polizia tedesca gli sequestrò l'automobile per alcune gravi violazioni, come riportò la stampa britannica.

All'esplodere della crisi libica, il padre lo aveva messo a capo di alcune delle milizie che fronteggiano gli insorti nella capitale. Gheddafi ha avuto due mogli. La prima, Fatiha, era un'insegnante. Secondo alcune indiscrezioni di stampa dell'epoca, Fatiha e Gheddafi prima del loro matrimonio nel 1969 non si erano mai incontrati prima.

Dalla loro unione nacque Muhammad, ma il colonnello dopo sei mesi di matrimonio decise di separarsi e sposare Safia, madre biologica di sette suoi figli. La coppia ha anche adottato due figli, Milad e Hanna.

Quest'ultima rimase uccisa all'età di quattro anni nel raid americano del 1986 contro il palazzo presidenziale di Gheddafi a Tripoli. Milad, infine, è nipote e figlio acquisito del colonnello. A quanto pare è lui che salvò Gheddafi durante il bombardamento statunitense di 25 anni fa. 

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