PERUGIA - “Quello della mobilità passiva relativa al trattamento dei disturbi mentali è un aspetto complesso, e anche molto delicato perché riguarda una patologia che già di per sé è complicata, sia per chi la subisce che per le famiglie che devono appunto ottemperare ai propri doveri di assistenza. La patologia è tale che anche per l’esigenza di cospicue risorse di cui ha bisogno deve essere trattata con particolare riguardo e con particolare attenzione. Devo dire però che la Regione Umbria, rispetto a questo, ha fatto comunque dei notevoli progressi, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta “psichiatria di vicinanza e di comunità”. Questa la risposta dell'assessore alla sanità Franco Tomassoni all'interrogazione del consigliere Franco Zaffini (Fare Italia) che sollecitava con il suo atto “interventi urgenti di contenimento del fenomeno della mobilità passiva extraregionale in ambito sanitario relativa al trattamento dei disturbi mentali”. Visti i tempi contingentati, l'assessore ha comunque consegnato all'interrogante una risposta scritta.

“Si tratta di capire che cosa accade nella mobilità extraregionale per questo tipo dipatologie, posto che già è un problema serio il fatto che noi si sia costretti a lavorare sui dati del 2009, nel senso che non abbiamo ancora disponibili i dati 2010. I dati della mobilità 2008–2009 – ha spiegato Zaffini - mostrano più di un’anomalia, la prima più evidente: nel 2008 poco più di 600 mila euro con una mobilità nel trattamento dei disturbi mentali pari al 22 per cento; nel 2009 abbiamo un leggero incremento dei casi trattati, da un 22, 78 per cento abbiamo a un 23 per cento, ma abbiamo un raddoppio della spesa, cioè noi a fronte di un bassissimo incremento dei casi trattati, perché è meno dell'uno per cento abbiamo speso come Regione più del doppio, perché passiamo da 660 mila euro a 1 milione 225 mila euro”.

Nella replica Zaffini ha ribadito che “l’elemento di maggiore criticità nella mobilità che non è l’aspetto economico, ma quello legato al disagio di pazienti e familiari costretti a emigrare. Per quanto riguarda l’aspetto economico, riteniamo che partendo dall’analisi della mobilità, come qualunque altra gestione aziendale va analizzato attentamente il dato perché da lì bisogna partire per mettere a punto i correttivi. Aspettiamo di vedere le proposte che porterete in Consiglio rapidamente, spero, ma non possiamo fin da questo momento non puntare il dito proprio sugli accordi interregionali, in specie quelli con la Toscana inferiori a quelli delle Marche. Rispetto poi alla questione generale mobilità passiva, esistono aspetti anomali: come nel caso della diagnostica. Se è legittimo, infatti, ricorrere alla consulenza di uno specialista fuori regione, lo stesso non si può dire degli esami diagnostici, perché una tac o una radiografia sono uguali dappertutto e, mentre ci sono investimenti cospicui in regione per l’acquisto di attrezzature, vengono dirottate risorse preziose verso altri centri appena fuori dai nostri confini”. 

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