Simone Pieranni

 

La prima ope­ra­zione all’interno della stra­te­gia anti ter­ro­ri­smo lan­ciata da Kiev con­tro le regioni sepa­ra­ti­ste dell’est, si è con­clusa con quat­tro morti tra i filo russi (undici secondo i media di Mosca) e la ricon­qui­sta dell’aeroporto mili­tare della cit­ta­dina orien­tale Kra­ma­torsk. Si tratta del primo atto di quella che rischia dav­vero di dive­nire una guerra civile. Tec­ni­ca­mente già siamo nell’ambito di uno scon­tro che vede con­trap­po­sti ucraini ad ucraini, all’interno di una deci­sione avval­lata dagli Usa («la solu­zione mili­tare non è la pre­fe­ri­bile, ma Kiev doveva rispon­dere», hanno fatto sapere dalla Casa Bianca e cri­ti­cata pesan­te­mente da Mosca, prima a par­lare aper­ta­mente — per bocca del primo mini­stro– di «guerra civile». Putin inol­tre ha dichia­rato in una con­ver­sa­zione con il segre­ta­rio gene­rale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon che «l’Onu deve con­dan­nare le azioni anti­co­sti­tu­zio­nali dell’Ucraina nel sud est del paese».

La que­stione ora è sem­plice e com­plessa allo stesso tempo: o Kiev insi­sterà, pro­vo­cando nuove azioni mili­tari capaci di pie­gare i filo­russi che negli scorsi giorni hanno occu­pato edi­fici gover­na­tivi e sedi della poli­zia locale, o potrebbe fer­marsi e met­tere sul tavolo di even­tuali nego­ziati, la pro­pria capa­cità mili­tare a recu­pe­rare la situa­zione venu­tasi a creare a oriente.

Non sono man­cate del resto le assur­dità di un ini­zio di con­flitto tra mili­tari ucraini e filo russi, con tank che si sono persi nelle cam­pa­gne e che hanno ricor­dato la pes­sima orga­niz­za­zione, allora era russa, de I rac­conti di Seba­sto­poli di Tol­stoj. Non da ultimo va con­si­de­rata la pre­senza dei russi nel qua­dro gene­rale: i ribelli delle regioni orien­tali sono infatti aiu­tati da uomini armati, in uni­forme ma senza ban­diera, pre­su­mi­bil­mente russi. Non solo, per­ché alcune città in mano agli insorti anti Maj­dan, sono a un tiro di schioppo dal con­fine russo. Biso­gna dun­que capire quanto Kiev voglia spin­gere sull’acceleratore della pro­pria azione anti­ter­ro­ri­smo, che rischia di cau­sare l’incidente fatale, pro­vo­cando l’inizio di un conflitto.

Stando a quanto affer­mato dal numero due dello Sbu, i ser­vizi segreti ucraini, l’andazzo potrebbe peg­gio­rare da un momento all’altro. «I mani­fe­stanti filo-russi che non depor­ranno le armi saranno liqui­dati», ha affer­mato Vla­di­mir Kru­tov, che è anche coman­dante dell’operazione mili­tare sca­te­nata nell’est rus­so­fono dell’Ucraina. «È bene avver­tirli — ha detto Kru­tov all’Afp — che se non depor­ranno le armi saranno liqui­dati». Il gene­rale ha poi rin­no­vato l’accusa all’intelligence mili­tare russa di coor­di­nare le pro­te­ste nell’Ucraina orien­tale: accusa che Mosca respinge, da giorni.

Nel corso della gior­nata sono stati segna­lati anche dei blin­dati e mili­tari ucraini in mar­cia verso la città di Slo­viansk che ieri era stata con­qui­stata dai sepa­ra­ti­sti. Un’operazione che sarebbe stata con­fer­mata da Kiev, che deve anche veder­sela con una sorta di oppo­si­zione interna che non ha per­do­nato al governo ad inte­rim una pre­sunta «debo­lezza» nella gestione della crisi orientale.

A Kiev infatti ci sareb­bero state mani­fe­sta­zioni con­tro l’attuale pre­si­dente ad inte­rim e mini­stro dell’interno orga­niz­zate soprat­tutto da Set­tore Destro e quelle frange di ex mani­fe­stanti di Maj­dan che sen­tono di non avere ormai più peso poli­tico, nei gio­chi che si stanno gio­cando tra Washing­ton e Kiev, come ha dimo­strato la pre­senza di John Bren­nan, il capo della Cia, nella capi­tale ucraina (e sarà un caso, ma dopo l’ufficializzazione della sua pre­senza a Kiev da parte della Casa Bianca è par­tita l’operazione anti ter­ro­ri­smo pro­cla­mata nella serata di lunedì da Tuchynov).

In pre­ce­denza, durante la gior­nata, si era espresso anche il mini­stro degli esteri russo Lavrov, in visita in Cina: «Se Kiev usa la forza per repri­mere i sepa­ra­ti­sti russi nell’est del Paese, ha detto, mette a rischio il ver­tice a quat­tro, tra Rus­sia, Ucraina, Stati Uniti ed Unione Euro­pea, pre­vi­sto per gio­vedì pros­simo a Gine­vra».
Il capo della diplo­ma­zia russa ha poi smen­tito che Mosca stia cer­cando di far dera­gliare l’incontro e ha bol­lato come «scioc­chezze» le accuse che Mosca stia ali­men­tando le pro­te­ste nell’est dell’Ucraina con l’infiltrazione di provocatori.

Per Lavrov sarebbe «com­ple­ta­mente spro­por­zio­nato» agli eventi l’annuncio di Kiev riguardo alla pos­si­bile richie­sta di un dispie­ga­mento di caschi blu nella regione. Il mini­stro russo ha rin­gra­ziato Wang per «la posi­zione impar­ziale» della Cina sulla crisi in Ucraina.

 

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