di Renato Casaioli

Tavernelle - Giulio Cherubini, giovane e impegnato avvocato, si occupa prevalentemente del Diritto del lavoro e di Diritto penale, è il secondo militante PD che ha deciso di correre per la poltrona da sindaco al comune di Panicale. “Brillante”, così lo definisce una diffusa opinione pubblica, da non confondersi con il 
rampantismo, ci tiene a sottolineare. E il suo curriculum vitae del resto racconta una sua storia caratterizzata dall’impegno nel mondo del volontariato sia in campo sportivo sia in quello delle tossico dipendenze, attraverso il servizio civile. Pure nel campo dell’associazionismo culturale la sua presenza si è fatta notare negli anni passati.

Da non iscritto al partito, ma tra i più votati, fu eletto tre legislature fa, ancora studente, al consiglio comunale. “L’ho fatto – le sue parole – perché nell’ultimo anno, una moltitudine sempre più crescente di cittadini di ogni orientamento, mi ha chiesto di impegnarmi nel governo locale, per realizzare vita a una svolta politica e programmatica. Mi candido perché credo sia necessario un intervento di rinnovazione, per coinvolgere le tante nuove e vitali energie che ci sono nel nostro territorio. Il comune di Panicale, e in generale la Valnestore, ha urgenza di una balzo in avanti, con una nuova strategia politico-programmatica. Abbiamo perduto, in pochi anni, tanti posti di lavoro, tante energie qualificate. Oggi, come purtroppo è evidente a tutti, non siamo più il distretto industriale 
manifatturiero che siamo stati per decenni, salvo poche realtà importanti che ancora resistono grazie alle idee innovative che hanno saputo mettere in atto”.

Le cause di tutto ciò lei dove risiedono?

Il nostro territorio non è purtroppo rimasto estraneo al grave momento di crisi e ha subito, come gran parte dell’Italia, gli stessi processi di deindustrializzazione e delocalizzazione dei siti produttivi. A questo dobbiamo aggiungere evidenti responsabilità imprenditoriali di chi è venuto nel nostro 
territorio solo con intenti speculativi. 

Solo questa la causa del declino?

No, serve anche più coraggio da parte della nostra politica, e mi rivolgo a tutti i prossimi amministratori della Valnestore. Ci dobbiamo determinare fin da subito per la costituzione del tanto dibattuto ma ad oggi non ancora realizzato Comune unico. La drastica riduzione dei trasferimenti di risorse da parte dello Stato può essere sopportata solo  con un piano di gestione dei servizi e delle risorse integrato, in modo da garantire maggiore efficienza e efficacia. Le esperienze già avviate sono positive, ma non sono più sufficienti. Occorre un governo del territorio unico, con una visione unitaria di un piano urbanistico, per evitare incomprensibili snaturamenti del suolo, e per evitare inutili duplicazioni di aree produttive, visto che già disponiamo dei siti dove convogliare le risorse. Il tanto dibattuto Comune unico deve diventare una realtà.

Regione Umbria e Valnestore. Come sono i rapporti oggi e come intende, se ritiene, cambiarli lei se sarà sindaco?

Premetto una cosa: dobbiamo tornare ad essere ben visibili all’interno della programmazione regionale. La variante e tutto quello che si sta facendo per la modernizzazione della Pievaiola è di certo positivo. Detto ciò non si può tacere del fatto che per la realizzare circa otto chilometri di strada abbiamo dovuto lottare per oltre venti anni. Il nostro peso specifico, dal punto di vista politico, finché resteremo divisi, sarà sempre mortificante per le nostre esigenze. Questo anche in chiave del necessario sviluppo dell’area ex Enel, dove la Regione deve tradurre gli impegni in atti concreti.  

Tavernelle sta vivendo una crisi profonda, anche di identità. Come pensa di intervenire rispetto a queste problematiche?

E’ molto sentita la disgregazione della vita associata e diffusa nel centro di Tavernelle. Per dirla breve, la piazza di Tavernelle è quasi sempre vuota, salvo per le singole iniziative organizzate anche con il contributo prezioso delle associazioni. Per riprendere il gusto di vivere insieme occorre, anche qui, un nuovo progetto. Mi piace pensarlo come un consorzio di idee, dove tutte le persone, le attività e le realtà associative si mettono in rete, organizzando eventi non estemporanei, ma continuativi. Promuoviamo le nostre eccellenze alimentari, le nostre produzioni a Km 0, consentendo la valorizzazione del commercio tradizionale nostrano. Facciamolo offrendo nel contempo proposte ricreative e culturali. Nella differenziazione della proposta locale sta la chiave, secondo me, della rigenerazione del centro.

Il comune di Panicale è fatto di tante realtà peculiari. Lei come pensa, se eletto, di esaltare e armonizzare le tante differenze?

Anche qui la soluzione deve passare per l’amministrazione integrata del territorio. Valorizzare le eccellenze, e penso, riferendomi a Panicale,  a quelle paesaggistiche, architettoniche, artistiche e culturali, che ne fanno, anche grazie al lavoro fatto finora, uno dei borghi più belli d’Italia. L’attenzione alla proposta culturale non può essere relegata ad un aspetto secondario dell’azione di governo, soprattutto dove rappresenta il nucleo vitale della collettività.
L’occupazione è una necessità e un obiettivo generale, dopo di che le varie realtà urbane del comune devono vedere esaltate le rispettive peculiarità. Nessuno deve restare indietro.   

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