di Nicola Bossi

PERUGIA - Il caro-bolletta è collegato alla progressiva privatizzazione dell'acqua? La domanda è semplice: sì. E la spiegazione arriva direttamente da un'insospettabile servizio di due pagine del Sole 24 Ore (Centro-Nord) che fa il punto in vista del referendum. Il giornale arancione cerca di far capire che il Sì al referendum allontanerà i nuovi investitori privati dall'ambito dato che uno dei due quesiti referendari prevede di abolire il guadagno minimo garantito per chi entra nei contenitori che gestiscono l'acqua. Ovviamente il Sole, spiega questo, per tirare l'acqua al mulino del no o dell'astensione dato che ammette che senza privati "addio nuovi acquedotti e copertura fognaria al 100 per cento".

Insomma senza minimo garantito addio ad altri privati negli Ato. Di contro però Il Sole mette la classifica del centroitalia delle bollette per famiglia. E si scopre che dove i privati sono più forti nella gestione, la bolletta levita a discapito delle famiglie. Ovviamente chi investe vuole guadagnare. Secondo l'articolo del Sole la Toscana e la Romagna sono molto avanti con la privatizzazione. Infatti: a Firenze, Pistoia e Prato l'acqua costa 478 euro (200 metri cubi di consumo), ad Arezzo 464, Grosseto e Siena (443 euro), Massa Carrara 411, Ferrara, Reggio Emilia 406 euro, Forli 399, Parma 381. Queste piazze nell'ultimo anno hanno subito aumenti che oscillano tra il 6 e il 33 per cento).

Nelle piazze del Centro Italia dove i privati sono minoranza ancora le bollette diminuiscono. Stiamo parlando delle Marche e dell'Umbria: Terni 279 euro, Perugia 371, Ancona 309, Ascoli, 292, Fermo 289. Gli aumenti nellì'ultimo anno sono oscillati dal 1,6 e il 7. E chiaro dunque che la privatizzazione completa, secondo le leggi di mercato, richiederà ogni anno un guadagno maggiore. E le famiglie dovranno garantirlo.

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