Giunta regionale preadotta nuovo regolamento accreditamento organismi formazione
PERUGIA – "Per il sistema formativo umbro dovrà essere l'anno della svolta: il nuovo regolamento per l'accreditamento degli organismi di formazione punta all'innalzamento della qualità dell'offerta e, soprattutto, guarda ai risultati ottenuti per l'inserimento o il reinserimento lavorativo, premiando chi opera in questa direzione". È quanto sottolinea il vicepresidente della Regione Umbria e assessore alla Formazione Fabio Paparelli, che illustra obiettivi e principali novità che caratterizzano il "Regolamento di accreditamento degli organismi di formazione", preadottato – su sua proposta – dalla Giunta regionale insieme al "Dispositivo tecnico" e che saranno portati ora al confronto con il partenariato.
Vengono introdotte premialità, o penalità, legate all'efficacia in termini di occupabilità e si riducono le ordinarie macro-tipologie di accreditamento a due sole fattispecie: il diritto dovere di istruzione-formazione e il "lifelong learning", l'apprendimento permanente, al cui interno viene previsto un accreditamento specificamente rivolto all'inclusione sociale, la previsione di più stringenti requisiti rispetto alla disponibilità di infrastrutture tecnologiche e sedi operative, la disponibilità di personale qualificato nei ruoli chiave.
"In questi ultimi anni – sottolinea Paparelli – abbiamo assistito a un proliferare di agenzie formative, sono oltre duecento nella nostra regione. Vogliamo operare una selezione basata sulla qualità e pertanto chiamiamo le agenzie a un'importante sfida, quell'indispensabile innalzamento degli standard qualitativi che dovrà concretamente servire a creare lavoro. Compito prioritario degli organismi formativi, voglio ribadirlo – aggiunge il vicepresidente – è quello di aiutare i disoccupati e le persone in cerca di lavoro a trovare occupazione con un'adeguata formazione professionale".
"Stiamo intervenendo in maniera organica per innovare il sistema regionale dell'apprendimento e del mercato del lavoro – afferma il vicepresidente – Lo stesso sforzo e impegno che abbiamo chiesto alle agenzie per il lavoro lo chiediamo, dunque, alle agenzie formative".
"Con la revisione dei criteri di accreditamento degli enti formativi – precisa - vogliamo far compiere un forte passo avanti al sistema formativo, rinnovandolo e rafforzandolo, con l'obiettivo di garantirne un processo continuo di innalzamento della qualità, ma soprattutto per accrescere la capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare attivamente, trovare e mantenere un lavoro".
"A questo scopo – spiega Paparelli - abbiamo introdotto un sistema di crediti e debiti che prevede l'applicazione di punteggi premianti o penalizzanti legati ai risultati in termini di efficacia e di efficienza dei corsi realizzati, oltre ad altri elementi correlati alla capacità organizzativa e alle caratteristiche strutturali dei soggetti accreditati".
"Il regolamento e il dispositivo tecnico che abbiamo preadottato per il miglioramento delle politiche gestionali e organizzative in tema di qualità della formazione – sottolinea Paparelli – verranno condivisi con il partenariato istituzionale e sociale. Con questi atti proseguiamo nell'azione di semplificazione delle procedure amministrative, svolta anche attraverso l'integrazione e sinergia fra i diversi atti di controllo della Regione per il complessivo processo di attuazione delle politiche formative".
Il Regolamento, dopo aver definito l'accreditamento come "l'atto con cui la Regione Umbria riconosce l'idoneità di un soggetto a realizzare interventi di formazione professionale finanziati con risorse pubbliche o oggetto di riconoscimento pubblico rimarcando che "costituisce il vincolo per l'assegnazione dei finanziamenti stessi", stabilisce gli ambiti di accreditamento, i destinatari (soggetti costituiti nella forma di società di persone o di capitale, reti soggetto, consorzi di imprese, società cooperative e consorzi di cooperative, società tra professionisti; le istituzioni scolastiche statali e paritarie che rilascino titoli di studio con valore legale; le Università e i Consorzi universitari pubblici e privati che rilascino titoli di studio con valore legale; i Comuni singoli o associati; altri enti pubblici; le Associazioni; le Fondazioni), i requisiti necessari all'ottenimento dell'accreditamento.
Nel Dispositivo tecnico vengono definiti in dettaglio i criteri ed i requisiti necessari per l'accreditamento.
Giovedì
05/01/17
17:29
Dopo tanto magna magna, fa che sia vero!
Venerdì
06/01/17
20:42
Cara redazione, temo che la decisione di rivedere i criteri di accreditamento delle agenzie formative Umbre non elimini il problema, anzi......
Che la ripartizione dei fondi della "formazione" sia stata gestita in forma clientelare (e molto spesso in forma illegale) non mi pare sia ormai negato da alcuno, del resto basterebbe vedere a chi sono andati i diversi milioni di euro elargiti in questi ultimi decenni per rendersene conto.
Se le agenzie formative umbre più grandi sono tutte legate a qualche partito, associazione o sindacato vorrà pur dire qualche cosa.
Il mercato della formazione si stringe.
Giusto tagliare i rami secchi a favore di chi invece ha possibilità di essere più incisivo. Chi quindi meglio delle agenzie formative di emanazione datoriale, sindacale o di ... amici di "clan", pardon, "di partito"?
Una selezione necessaria per farle sopravvivere, lo capisco, meglio rifare le regole di accreditamento cercando i criteri che consentano una selezione "mirata"e soprattutto impediscano l'ingresso di nuovi concorrenti.
Cosa c'é veramente dietro alla decisione di ridurre forzosamente il numero delle agenzie formative non lo so, ma mi apre difficile che le motivazioni siano dettate dalla esigenza di fornire servizi migliori, perché é la concorrenza che seleziona il mercato dei più bravi e non calmierazioni imposte dall'alto per ridurre la concorrenza.
Ad esempio: Non si comprende perché ogni regione stabilisca criteri diversi per l'accreditamento delle proprie agenzie formative: né perché le agenzie formative accreditate in una regione non possano liberamente operare nelle altre.
Sembra quasi vi siano delle "riserve di caccia" che ogni Regione voglia poter mantenere per gestire i criteri di ripartizione dei fondi della formazione "legalmente".
Leggerò con attenzione i nuovi criteri di accreditamento sperando di scoprire che i miei timori siano infondati.