Di Armando Allegretti

ROMA - La capitale s'è svegliata ancora sotto shock e fa la conta dei danni della guerriglia urbana di ieri, mentre si alzano le polemiche e rimane alta l’allerta su Roma, soprattutto in vista del derby di stasera, dopo che tra le 20 persone fermate e le 12 arrestate per gli episodi di violenza, sono stati individuati alcuni ultrà.

Tra gli indizi della presenza degli ultrà la scritta “Acab”, All cops are bastard, che imbratta oggi i muri di mezza capitale ed è ancora massima allerta per il timore che la partita in programma per la sera possa diventare pretesto per altri scontri.

Per Gianni Alemanno, sindaco di Roma, "non bisogna mostrare segni di cedimento davanti ai fatti di violenza inaudita che hanno colpito la capitale, non scendere in campo sarebbe una grossa sconfitta per Roma”, ha detto il primo cittadino, “nonostante l’impegno di uomini e mezzi profuso per il corteo, le forze dell’ordine sono pronte per questa nuova sfida”, ha sottolineato invece il questore di Roma, Francesco Tagliente.

Gli investigatori hanno iniziato ad analizzare le immagini delle telecamere di sicurezza, nel mirino delle forze dell’ordine ci sono le armi usate dai violenti durante il corteo, in particolare le bottiglie molotov rinvenute dentro un borsone in via Cavour e le spranghe di legno, ferro e le pietre trovate a Piazza San Francesco di Paola, al momento sotto sequestro.

Nel mondo politico è bufera per i fatti di ieri, il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto ha chiesto che il ministro dell’Interno, Robero Maroni, riferisca alla Camera per gli “incresciosi fatti di violenza avvenuti nella capitale”. “Vediamo che alcuni banchieri e un industriale manager ieri si erano affrettati a solidarizzare con gli indignati, non sappiamo se per un complesso di colpa o se per indirizzare solo sulla cosiddetta classe politica le responsabilità”. “Siccome la protesta sociale sta avvenendo in tutto il mondo occidentale”, osserva Cicchitto, “è evidente che è indispensabile una riflessione seria che non può essere risolta dalle frasi di qualche banchiere o di qualche manager che, per parte sua, sta cercando di scendere in politica”.

Il simbolo della rabbia dei black block

Tra le vittime dell'odio cieco che ha messo a ferro e fuoco la Capitale, c'è anche una statua, una piccola Madonna oggetto di culto tra i romani e i pellegrini. "Quando sono sceso dal mio ufficio e sono arrivato in chiesa, le porte erano già state sfondate. Mi sono accorto che mancava la statua della Madonna di Lourdes e quando sono uscito fuori l'ho vista distrutta per terra". Don Giuseppe Ciucci, parroco della chiesa SS. Marcellino e Pietro al Laterano, racconta così a LaPresse l'irruzione di alcuni black block nella cappella. Oltre alla statua, i teppisti hanno distrutto un crocifisso e infranto i vetri della sacrestia. Il sacerdote descrive gli atti vandalici di ieri come "gesti di violenza ingiustificata che riflettono un animo tenebroso e triste. È un comportamento che non si può giustificare".

Indignati contro i violenti

Il corteo, ieri ha cercato di reagire ai violenti, ha provato a cacciarli, urlando all’unanimità contro di loro. Spesso, lungo la manifestazione, abbiamo visto scontri tra i violenti e i manifestanti. Gli uni contro gli altri. È tanta la rabbia tra gli Indiganti per le violenze degli “incappucciati”, al punto che hanno bloccato e consegnano alla polizia tre Black Block. Il popolo pacifico di Roma ha cercato in ogni modo di isolare i facinorosi e di spostare l’attenzione alle reali motivazioni della manifestazione. La rabbia degli Indignati è stata del tutto naturale perché le prime vittime dei black block sono stati proprio loro con le proprie motivazionie le proprie idee.

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