Giornale dell’Umbria: responsabilità anche della vecchia proprietà.
“Non è accettabile che un’azienda importante come il Giornale dell’Umbria, ad appena quattro mesi dal passaggio societario, sia stata messa in liquidazione, con conseguenze drammatiche per i dipendenti e con un’evidente ferita al pluralismo dell’informazione per l’Umbria. Questa vicenda è l’ennesimo segnale allarmante di un declino economico e culturale della regione”. Ad affermarlo è Vasco Cajarelli, segretario regionale Cgil, che sta seguendo in prima persona la vertenza.
“Oltre alle colpe palesi della nuova gestione, rappresentata da Giuseppe Incarnato – prosegue Cajarelli – non si può tacere la responsabilità della precedente proprietà, costituita da imprenditori umbri, tra i quali il gruppo Colaiacovo e il presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti, che si è liberata, apparentemente senza alcuna garanzia industriale e occupazionale, di una così importante realtà dell’informazione locale. È la prima volta nella mia attività sindacale – sottolinea Cajarelli – che un’azienda viene venduta e liquidata appena quattro mesi più tardi. Allora, mi rivolgo alla vecchia proprietà: è possibile che chi ha creato e costruito questa importante realtà possa assistere in silenzio e a un epilogo così drammatico? E all’insieme dell’imprenditoria locale umbra chiedo: ci sono soggetti che, anche nell’ottica di un interesse comune, sono interessati a rilevare la testata? Perché oggi ci sono le condizioni giuridiche per una discontinuità aziendale e quindi la possibilità di riavviare un progetto industriale credibile e salvare una voce importante del pluralismo dell’informazione per l’Umbria”.
Venerdì
22/01/16
12:53
Cajarelli, mi sembra che siate caduti dal pero, dovevate sollevare la questione al momento della vendita non certo ora, anche perché i nuovi acquirenti non avevano una esperienza consolidata nel settore, quindi nulla lasciava presagire qualcosa di buono. Pensate ora che la vecchia proprietà se la dovrebbe ricomprare? Resta il fatto che i giornali non si leggono più e come ha visto il Governo pur di continuare a girare sottobanco 160 milioni ai giornali, si è pure inventato l'escamotage del mantenimento dell'obbligo di pubblicazione dei bandi di gara sui quotidiani che, nell'era digitale, è un vero assurdo.
Domenica
24/01/16
03:09
Beata ingenuita!
Ma davvero qualcuno crede che il giornale dell'umbria era una iniziativa editoriale finalizzata a fare reddito? e che la sua chiusura riduce il panorama della "informazione" regionale?
Tutte le iniziative editoriali italiane, promosse da grandi gruppi industriali, sono nate e sostenute, a seconda delle convenienze, per fare opinione e orientare il consenso, o se preferite per essere un utile strumento di pressione sul potere politico (regionale in questo caso) che poteva essere sostenuto o criticato a seconda delle convenienze.
La questione quindi non si pone in termini di continuità della iniziativa imprenditoriale o della nobile battaglia per la salvaguardia di un informazione falsata alla origine, anzi da questo punto di vista forse dovremmo esserne contenti.
Bisognerebbe invece domandarsi perché i gruppi industriali non abbiano più bisogno di fare opinione ed orientare il consenso, in quanto cedono gli strumenti che consentiva loro di farlo. Colpa della crisi che induce a ridurre le spese, o più semplicemente il fatto che non é più necessario convincere i politici perché si è raggiunto uno stato di fatto che non remano e ormai non remeranno più contro?
Come mai Renzi é su tutte le TV, come mai sono state varate riforme che mai la sinistra avrebbe consentito al governo Berlusconi? perché un Parlamento in cui siedono 90 membri eletti incostituzionalmente e parlamentari eletti nel centro destra siedono con quelli di sinistra decide, senza vaglio popolare, su fatti importantissimi, quali la nomina del presidente della repubblica (che nomina il presidente del consiglio), e i membri della corte costituzionale e addirittura sulla modifica della stessa costituzione?
Chi decide in questa Italia dove il popolo tace senza riflettere e i mezzi di informazione più efficaci sono ormai in mano ad una Rai irreversibilmente lottizzata?
Forse, in questo contesto, la carta stampata ha perso la sua efficacia oppure più semplicemente non c'é più bisogno di orientare il consenso in quanto si è raggiunto uno stabile compromesso e chi governa, può fare ugualmente ciò che vuole, senza il bisogno di orientare alcunché.
Domenica
24/01/16
22:33
E non finirà qui perché sappiamo per certo che analoga triste sorte (ALTRI GIORNALISTI A SPASSO!) toccherà presto anche a "Umbria Tv" altra testata che fa capo allo stesso "editore" che ha controllato a lungo "Il Giornale dell'Umbria". Gli costerebbe qualcosa come un milione e mezzo di euro all'anno, una spesa che, evidentemente, pensa di poter risparmiare perché quello che gli interessa ottenere lo otterrà ugualmente, ma per altre vie. Magari le Fondazioni, assai di moda anche fra i politici, che sono più efficaci allo scopo potendo elargire generosi, finanziamenti ricevendo in cambio anche non disprezzabili sgravi fiscali. La Leopolda, collettrice di cospicue, quanto discrete, elargizioni, insegna.