FOLIGNO - Il doping invade anche le rievocazioni storiche. A Perugia si è chiuso un processo che ha portato alla condanna di 10 persone, accusate di aver dopato alcuni cavalli per vincere la Giostra della Quintana di Foligno. Tra i documenti del processo, 676 pagine di intercettazioni tra proprietari di scuderie, esponenti dei rioni di Foligno e veterinari. Basta, in fondo, uno scambio di battute tra il veterinario Umberto Ricci e e il proprietario della scuderia Perugia 2000. “Oh, domenica tocca vince lì, eh?” dice Ricci al veterinario che risponde “Tocca faglie una pera”. Non solo, in una conversazione con Umberto Ricci, parla di una cavalla “bombardata alla morte” con il cavaliere Innocenzi. Il fantino dice al veterinario: “Lo sai che ho pensato? Può darsi che sto a di’ una ca…, però, secondo me, va infiltrata prima della gara”. Risponde Ricci: “Quella va bombardata fino alla morte”. Il cavaliere risponde: “Portala senza mezzo dolore che la cavalla soffre dentro”. È davvero una vergogna quanto emerge dagli atti dell’inchiesta relativa alla Giostra della Quintana di Foligno, resi noti dalla stampa. Una realtà squallida e censurabile che, ancora una volta, vede gli animali vittime di abusi e maltrattamenti che non vogliamo trovino più alcuno spazio in un grande Paese civile quale è l’Italia”. Così il ministro del Turismo, on. Michela Vittoria Brambilla, commenta le intercettazioni pubblicate da alcuni quotidiani, relative al processo che si è celebrato nel capoluogo umbro. 676 pagine di intercettazioni telefoniche che hanno portato il tribunale di Perugia a condannare per doping dieci tra veterinari, fantini e gestori di scuderie. Un piccolo mondo aggrappato alle corse di cavalli e soprattutto alla Giostra della Quintana, il torneo storico che si tiene in Umbria, a Foligno, e divide la città come il palio di Siena. La sentenza di primo grado è di metà settembre ma le motivazioni, depositate pochi giorni fa, consentono di leggere tutte le telefonate.

Vuoi vincere? Infiltriamo
Il veterinario Umberto Ricci è al telefono con Luca Innocenzi, fantino del rione del Cassero.
Ricci: «Ma la vuoi proprio vince ‘sta Quintana eh?»
Innocenzi: «Damoglie un pochetto di benzina, Umbè, che stavolta se andiamo a vince dio caro facciamo un macello. Io non ho mai vinto, fammi vince dài»
R: «La infiltriamo lunedì la cavalla»
I: «La roba gliela facciamo tutta insieme o no?»
R: «Anche gli altri prodotti, non ci stanno problemi».

Fai sparire tutto
Il veterinario Ricci parla con Maurizio Conti, del rione Contrastanga.
Conti: «Senti Umbe’, il Testovis (un anabolizzante, ndr ) sempre due fiale?».
Ricci: «Sì, non cambiare niente, fatelo sul culo. Ma ci stanno un’altra volta quelli?».
C: «Dice che ci dovrebbero stare ancora i carabinieri, che ne so».
R: «Fai sparire tutto».
C: «Ah, quello sicuro».

Si fa i finti scemi
A parlare è un altro veterinario, Ugo Carrozzo, con Decio Barili, priore del rione della Mora.
Carrozzo: «Che c’ha Phisys? (un cavallo, ndr )».
Barili: «Un frammentino sul nodello destro».
C: «Porca madosca, non bisogna dire niente a nessuno, s’infiltra e si fa i finti scemi».
B: «Dalla lastra lo vedono».
C: «Se la bruciano un po’ può darsi che non lo vedono e può darsi pure che non le facciano le lastre che ne so».

Togli le etichette
Ancora il veterinario Carrozzo con Willer Giacomoni, fantino del rione Morlupo.
Giacomoni: «Ti ho chiamato per il Metacam».
Carrozzo: «Io non ce l’ho».
G: «Allora lo faccio comprare a quelli del rione».
C: «Sì, solo che quelli a dirgli adesso che gli facciamo un antinfiammatorio, quelli so’ stupidi come la capre tibetane, non dirgli niente, compra il Flebocortid, e non fargli vedere troppe robe».
G: «E che devo fare? Quelli li nasano».
C: «Tu tieni tutto nascosto, togli tutte le etichette dai medicinali, non fargli vedere le cose che facciamo».
G: «Va bene».
C: «Hai fatto il Ranidil?».
G: «Sia oggi che domani».
C: «Perfetto poi ci interrompiamo perché il giorno della gara è pericoloso»

Bombardala alla morte
Di nuovo il veterinario Ricci e il fantino Innocenzi.
Innocenzi: «Umbè, dovevi vedere ieri sera Naval come galoppava. Una cosa divina, guarda, ti giuro, divina».
Ricci: «Questo ti dice che tocca corre da fresca». (…)
I: «Lo sai invece che ho pensato? Può darsi che sto a di’ una cazzata, però secondo me è la cosa più intelligente, va beh, a parte infiltrata prima della gara…».
R: «Quella bombardarla alla morte, damme retta».
I: «Sì sì, bombardarla proprio, a non… Portarla senza mezzo dolore che la cavalla soffre dentro». “Purtroppo – spiega il ministro Brambilla – questo meschino episodio è solo l’ultimo di una lunga serie di analoghi accadimenti che offendono il grande sentimento di amore e rispetto degli animali e dei loro diritti, proprio della maggioranza degli italiani, e che, per la risonanza ad essi garantita all’estero, arrecano anche un grave danno all’immagine nazionale e al conseguente ppeal turistico”. “A quanti avevano criticato la mia decisione di non riconoscere alle manifestazioni popolari che vedono coinvolti animali, tra le quali la giostra della Quintana di Foligno, la possibilità di ottenere il prestigioso riconoscimento di “Patrimonio d’Italia per la tradizione”, che comporta una valorizzazione strategica anche a livello internazionale – continua il ministro – consiglierei di leggere anche solo il riassunto delle intercettazioni telefoniche che hanno portato il Tribunale di Perugia a condannare per doping dieci tra veterinari, fantini e gestori di scuderie, impegnati nella Giostra. Premesso che la responsabilità penale è personale, la sentenza e le intercettazioni confermano che questo tipo di competizioni siano caratterizzate da un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti degli animali “utilizzati”, i cui diritti vengono sacrificati senza pietà, al solo obiettivo di conquistare il palio”.

“E’questa mentalità – prosegue il ministro Brambilla – la causa principale e il filo conduttore non solo di questi illeciti ma dei molti incidenti che hanno funestato palii e giostre nel nostro Paese e sono costati la vita a decine di cavalli negli ultimi anni. Vorrei ricordare che alle prove della Quintana di giugno è toccato alla purosangue di sei anni Estrada, mentre l’anno scorso si è dovuto abbattere, per frattura insanabile, Kalascian, un cavallo di quattro anni. Da tempo – prosegue – denuncio l’inadeguatezza e l’anacronismo di certi eventi che evidentemente non possono avere i requisiti per essere dichiarati “patrimonio d’Italia”. Non c’è nulla di “culturale” nel drogare, maltrattare e condurre alla morte un animale. Altro che tradizione, è solo una vergogna”, conclude il ministro Brambilla.

Fonti: Tgcom; Lorenzo Salvia-Corriere.it, Ternimagazine 

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