Le esperienze recenti ci insegnano che i conflitti – sociali, economici e politici – non trovano rimedio nelle armi.

Lo abbiamo visto in prima persona in un Paese come l’Iraq, dove lavoriamo dal 1995. Dopo quasi 30 anni di guerre, oltre 2 milioni di persone hanno ancora bisogno di assistenza umanitaria. La metà, si stima, ha meno di 18 anni.

Così in Afghanistan, recentemente colpito da un ennesimo disastro naturale che si somma a una delle più complesse crisi umanitarie attuali. Un Paese dal futuro sempre in bilico e che dopo decenni di guerra si trova senza istituzioni stabili, senza un’economia funzionante, senza servizi essenziali accessibili e gratuiti per la popolazione.

La corsa agli armamenti, è sotto gli occhi di tutti, non costruisce un futuro. Offre solo un circolo vizioso di violenza e instabilità.

Eppure quello che vediamo uscire dal vertice NATO di questa settimana è un mondo sempre più polarizzato, sempre più armato, sempre più insicuro. È questo il mondo che vogliamo?

Così in una nota diffusa da Emergency 

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