La FISAC/CGIL dell’Umbria esprime grande preoccupazione per le politiche aziendali e organizzative del Gruppo Equitalia volte al continuo e progressivo smantellamento e disarticolazione del servizio di riscossione tributi nella nostra Regione. Difatti Equitalia Centro S.p.A., affidataria delle attività di riscossione tributi in Umbria dal 1° luglio 2011, dopo aver proceduto unilateralmente alla chiusura dello sportello di Città di Castello nell’ottobre dello scorso anno, ha emanato un nuovo piano di chiusure delle sedi umbre, che ha interessato appena a fine settembre, gli “sportelli” – in realtà presidi aziendali/informativi – di Spoleto, Marsciano, Castiglione del Lago  e che prevede entro l’anno la chiusura dello Sportello di Gubbio e dello “sportello“ (presidio informativo) di Amelia.

 

E’ davvero sconcertante come il Gruppo Equitalia, nella sottovalutazione, purtroppo, delle istituzioni locali dell’Umbria e nell’assenza o disinteresse delle forze politiche nazionali, stia ledendo, secondo logiche meramente privatistiche e in modo irreparabile, uno dei cardini della funzione di contrasto esecutivo ai fenomeni dell’evasione ed elusione fiscale e contributiva, ovvero il principio di deterrenza insito per la sola presenza fisica e prossimità dell’agente di riscossione dei tributi nel territorio, così contraddicendo, a nostro avviso, la missione pubblica ad essa formalmente assegnata dal Parlamento e dalla Legge con la riforma del settore varata nel 2005.

 

Ci si deve chiedere, peraltro, e la domanda è davvero pertinente, se in questo Paese viga tuttora lo Stato di diritto e se uno dei principi fondanti le relazioni fra i soggetti privati o pubblici, ovvero che i contratti e gli accordi liberamente stipulati tra le parti abbiano forza di legge tra di essi - e, oggetto di violazioni, esse siano accertate e sanzionate dall’Autorità Giudiziaria – trovi dignità nell’attuale giurisdizione della Repubblica. Ciò attiene le precise responsabilità da parte di Equitalia relativamente alle omesse procedure d’informazione e negoziazione sindacale previste, sia per quanto premesso in materia di riorganizzazione aziendale e tagli alla rete e ai servizi di riscossione per l’Umbria, sia per ulteriori e significative questioni, demandate dalla legge e dai contratti collettivi di lavoro, al confronto fra le parti. Spiace dirlo, ma di fatto, appare così costituita una speciale quanto inaccettabile immunità del Gruppo Equitalia dalle responsabilità connesse al mancato rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro, in contraddizione, tra l’altro, della giurisprudenza dettata in materia di antisindacalità dalla Corte di Cassazione.

 

Quanto sopra, purtroppo, va ad incrementare un già cospicuo contenzioso in materia giuslavoristica, che vede contrapposti la FISAC/CGIL dell’Umbria e le sue Rappresentanze Sindacali, con il Gruppo Equitalia. In merito, conviene ribadire come la FISAC/CGIL dell’Umbria, pur oggetto nel corso del 2009 di gravi atti antisindacali e discriminatori – parte di essi accertati in giudizio in via definitiva – abbia responsabilmente svolto per intero la propria funzione di contrattazione, negoziando e sottoscrivendo in quei mesi un positivo rinnovo del contratto integrativo aziendale per l’Umbria e gli Accordi Sindacali per la fusione societaria degli ambiti provinciali; quindi, nei suoi confronti, l’evocazione strumentale di privilegiare una qualche “via giudiziaria alle relazioni sindacali”, appare impropria e destituita da qualsiasi fondamento.

Peraltro, quale sia per il Gruppo Equitalia il modello culturale di riferimento in ordine ai processi negoziali e sindacali, esso deve constatarsi nuovamente nell’ambito del confronto relativo all’armonizzazione contrattuale in corso presso Equitalia Centro S.p.A., nel quale la controparte - che mostra d’intendere il ruolo del Sindacato quale pura funzione meccanica di vidimazione notarile delle sue decisioni – ritiene di poter unilateralmente disconoscere, nella loro compiutezza, i diritti acquisiti del personale, esacerbando quindi i rapporti fra le parti e così rischiando di dar luogo a nuove e aspre conflittualità.

 

Il quadro generale per la categoria della riscossione tributi - il cui settore è dal 2009 inserito nel novero della Pubblica Amministrazione – comunque si sta tingendo a tinte davvero fosche, in quanto sulle lavoratrici e sui lavoratori, già colpiti dai fulmini della L.122/2010 con il blocco dei rinnovi contrattuali e degli aumenti retributivi, ricadono e ricadranno gli effetti negativi del recente D.L. 95/2012 sulla c.d. “Spending Review”, con nuovi tagli agli emolumenti e ai benefits, in un contesto nel quale, dal luglio 2013, Il Gruppo Equitalia perderà le attività relative ai tributi locali (circa 1/3 delle attività complessive) e già da mesi vede significativamente contrarsi le attività esecutive e cautelari proprie del settore, con rischi davvero seri per la tenuta occupazionale del comparto.

 

In proposito, come Federazione della CGIL, non possiamo esimerci dall’esprimere delle valutazioni politiche e sociali, in una fase di gravissima crisi economica e appunto sociale, ma, ci si consenta, anche e soprattutto etica per il Paese, su come Equitalia abbia stimolato - con troppa leggerezza o se vogliamo cinismo, per il tramite di inopportune politiche di budgets e d’incentivazione retributiva, pur nella conformità al dettato delle leggi - una discutibile corsa all’utilizzo massivo di strumenti di esecuzione coattiva o cautelare (pignoramenti, ipoteche, fermi per autovetture) di grande invasività su cittadini spesso piegati dalla crisi stessa e non certo incalliti evasori fiscali. Quindi, non è affatto anomalo che in tale contesto si possano verificare degli abusi a danno dei contribuenti. Difatti, recenti sentenze della Corte di Cassazione, come la n.9445/2012, di condanna di Equitalia per indebite attività espropriative, tendono a dimostrare la stringente attualità e drammaticità sociale della questione, le cui conseguenze, così determinate da simili politiche aziendali, spesso hanno interessato loro malgrado singoli/e lavoratori/lavoratrici del Gruppo Equitalia, oggetto di ingiustificabili e inqualificabili atti di violenza da parte di sconsiderati, purtroppo fomentati dalle dichiarazioni pubbliche - davvero vergognose - di irresponsabili quanto eminenti esponenti dell’attuale classe politica e parlamentare.

 

Naturalmente necessita e sarà compito dei prossimi Parlamento e Governo della Repubblica - di cui auspichiamo una connotazione senz’altro progressista – promuovere una profonda revisione delle leggi in materia, sia per la natura del futuro soggetto agente della riscossione pubblica, sia per il contesto delle attività istituzionali e degli strumenti correlati. Riteniamo in particolare, che maggiore attenzione debba essere rivolta dal Legislatore allo stato soggettivo e alle condizioni sociali dei cittadini oggetto delle procedure di riscossione; a titolo d’esempio universale e quale sia l’onere del debito tributario degli interessati, come può lo Stato - la domanda è più che lecita in un quadro di responsabilità generale e tenuta sociale e civile del Paese - ipotecare e vendere all’incanto la prima casa d’abitazione di pensionati al minimo, famiglie con disabili o donne sole con bambini?

 

L’auspicio, in conseguenza, di una futura, nuova e profonda riforma del servizio pubblico di riscossione dei tributi, che ne sani le evidenti criticità, interne ed esterne, non può, comunque esonerare il Sindacato e la FISAC/CGIL in particolare - coerentemente alla nostra storia e alla nostra identità - da una forte e responsabile iniziativa politica, volta a difendere le attività, la presenza aziendale e i livelli occupazionali in Umbria e a tutelare, ove si rendesse ulteriormente necessario, con ogni mezzo legalmente previsto, i diritti e la democrazia in azienda.

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