PERUGIA – Nella sessione ‘Question time’ della seduta odierna dell’Assemblea legislativa, i consiglieri Donatella Porzi e Simona Meloni (Pd) hanno chiesto all’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto se la Giunta regionale, come auspicano nel loro atto, intende adoperarsi per “riconoscere il bonus economico a tutti gli operatori ad oggi esclusi da tale riconoscimento evitando di generare oggettive discriminazioni tra chi ha dato il proprio encomiabile contributo nel combattere l'emergenza del Covid 19”.

Nell’illustrazione all’Aula, Porzi ha ripercorso le varie tappe della diffusione del Coronavirus ricordando come anche l’Umbria sia stata “investita da una battaglia sanitaria contro un nemico nuovo che ha fortemente stressato tutto il sistema sanitario. Nella lunghissima battaglia contro il virus tutti gli operatori del mondo sanitario umbro hanno dato prova di autentico eroismo e di un elevatissimo livello etico, oltre che di straordinaria professionalità. Il lavoro e l’impegno degli operatori sanitari ha permesso all’Umbria di riaprire importanti attività commerciali che stanno dando un segnale di ripresa alla nostra economia. Ci sono state figure professionali all’interno del mondo della sanità esclusi dai bonus previsti per quelli del comparto pubblico. Ricordo che i primi giorni di maggio si è positivamente concluso il confronto tra i sindacati e l'assessore Coletto per il riconoscimento di un ‘Bonus economico Covid’ agli operatori sanitari, circa 12milioni di euro complessivi resi disponibili dal Governo centrale grazie al Decreto ‘Salva Italia’. L'accordo ha visto entusiasta l'Assessore, ma la decisione di escludere tutte quelle categorie di operatori non dipendenti del servizio pubblico sanitario rischia di creare operatori di seria A ed operatori di serie B nonostante abbiano combattuto tutti fianco a fianco, ininterrottamente, per oltre due mesi".

L’assessore Luca Coletto ha precisato che “le azioni portate avanti dalla Giunta regionale per il riconoscimento dell’eccezionale sforzo profuso dal personale coinvolto nell’emergenza sanitaria sono improntate al rispetto della cornice normativa delineata a livello centrale per il potenziamento del sistema sanitario nella fase emergenziale (Decreti legge: ‘Cura Italia’ - ‘Rilancio’). Entro i canoni di legittimità e correttezza si colloca infatti il riconoscimento del bonus di produttività straordinaria stabilito dall’accordo finalizzato all’assegnazione e all’utilizzo delle risorse, salario accessorio per la gestione dell’emergenza, sottoscritto con la quasi totalità delle organizzazioni e confederazioni sindacali lo scorso 5 maggio. Passaggio attuativo da quanto previsto dal decreto ‘Cura Italia’ che disciplina espressamente il finanziamento aggiuntivo per incentivi in favore del personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, mediante l’erogazione di specifiche risorse volte ad incrementare i fondi disciplinati dai contratti collettivi nazionali del comparto e della dirigenza. Non sussistono pertanto le condizioni per la remunerazione di personale non dipendente delle Aziende sanitarie regionali, resta tuttavia inteso che categorie di operatori esclusi dalle vigenti disposizioni potranno essere remunerati laddove tale previsione sia introdotta in specifici interventi normativi”.

Nella replica, l’altra firmataria dell’interrogazione, Simona Meloni ha detto di non ritenersi soddisfatta dalla risposta dell’assessore. “La nostra richiesta – ha spiegato-, oltre che sulla base di quanto fatto da altre Regioni, è incentrata soprattutto sullo lo sforzo, l’impegno e l’abnegazione che hanno dimostrato tutti i sanitari, senza distinzione di contratto o di ruolo. Continuiamo a chiedere un intervento della Giunta per premiare tutti i sanitari attraverso un riconoscimento serio di carattere economico”. 

In sostanza - ci par di capire - oltre alle risorse messe a disposizione dal Governo nazionale, la Giunta umbra non ha nessuna intenzione di metterci qualcosa di suo, come è stato invece fatto in altre regioni a favore degli operatori non dipendenti dalla aziende sanitarie e che, pur lavorando con contratti diversi, hanno ugualmente rischiato la loro vita.

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