Ci hanno detto che l’invio delle armi all’Ucraina era necessario per “permettere agli ucraini di resistere all’avanzata russa e arrivare prima al tavolo dei negoziati”. Poi ci hanno detto che bisognava continuare a fornire armi più sofisticate, perché in questo modo la pace si sarebbe fatta più vicina.

Sono passati più di 7 mesi, sono stati inviati miliardi di dollari in aiuti militari e la guerra non è finita, con oltre 15 mila vittime civili tra morti e feriti e oltre un terzo della popolazione Ucraina che ha dovuto abbandonare la propria casa.

In questi giorni, la Russia ha minacciato con sempre maggiore insistenza l'uso dell’arma atomica. Quella che fino a pochi mesi fa sembrava addirittura impensabile è diventata un’opzione possibile, abbattendo l’unico tabù rimasto finora sulla guerra: il divieto dell’uso delle armi nucleari.

Le conseguenze di questa scelta irresponsabile sarebbero gravissime su una parte dell’umanità - altri morti, altri feriti, altri profughi - e sull’intero ordine mondiale.

Nelle stesse ore, in Ucraina è stato promulgato un decreto che vieta di negoziare con Vladimir Putin. Vietare per decreto di negoziare con Putin significa chiudere ogni possibilità alla diplomazia e decidere di fatto che l’unica strada per la risoluzione del conflitto è quella esclusivamente militare. Il nostro e altri governi europei che stanno sostenendo con armi l’Ucraina condividono questa scelta?

Oggi siamo di fronte a un rischio concreto, universale, terribile. Lo credevamo sepolto per sempre nel passato, lo ritroviamo a poche migliaia di chilometri dalle nostre case, in grado di innescare la fine all'esistenza dell'essere umano sulla terra.

Stiamo perdendo il controllo di questa guerra perché l’unico modo di controllare una guerra è non iniziarla.

Chiediamo al nostro governo di sospendere subito l’invio di armi all’Ucraina e di mettere in atto tutte le azioni che possano portare a un immediato cessate il fuoco.

Così in una nota diffusa da Emergency

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