Rosaria Parrilla

Perugia – Regna sempre più il caos nella politica perugina, sia a destra che a sinistra. E di certo questo non può che destare sgomento e sconcerto tra i cittadini che interpretano tutto ciò come una resa dei conti, tra i vari partiti e le coalizioni, all’ultima poltrona, a discapito del bene della città e dei suoi abitanti. Che la settimana si presentasse abbastanza movimentata lo si respirava nell’aria già da giorni.

Siamo, dunque, alla stretta finale. I partiti stanno definendo le liste, anche se ad onor di cronaca in qualche caso sembrerebbe incerta anche la stessa coalizione di appartenenza. Riunioni, incontri, telefonate, proposte, messaggi lanciati a mezzo stampa, si susseguono in vista della scelta definitiva dei candidati. Siamo, insomma, nelle ore cruciali per comporre i vari puzzle.

Tra le tante incognite, dopo la rottura tra il centrodestra e l’avvocato Corrado Zagannelli, una su tutte prende il sopravvento. E la domanda nasce spontanea. Quale 'sinistra' del centrosinistra si troveranno gli elettori nella scheda elettorale? I soggetti in campo per il momento risultano quattro, tre partiti, Rifondazione, Sel e i Comunisti italiani, e una lista civica “La sinistra per Peruigia” che ufficialmente non partecipa al tavolo della coalizione ma che ha avuto in queste lunghe settimane contatti con le forze rosse. In tutto questo ci sarebbe da considerare anche l’Italia dei valori che, dopo una fase in cui ha accarezzato l’idea di aggregarsi con l’altro sfidante in campo (il quinto in ordine cronologico) l’avvocato Urbanelli Barelli fuori dal centrosinistra, ha deciso di giocare una partita identitaria (da vedere se riuscirà poi a formare una lista credibile e presentabile, viste anche le numerose uscite dal partito).

Le formazioni della sinistra potrebbero giocare bene le proprie carte, sia politicamente che elettoralmente, se decidessero di mettere in campo una mossa decisiva, richiesta anche da una parte significativa dell’elettorato perugino, ovvero di unire le proprie forze e presentarsi con un’unica lista e provare così ad essere il secondo partito della coalizione dopo il Partito democratico. Come diceva Bertolt Brecht “il comunismo è la semplicità difficile a farsi” e questo ci conferma come sia sempre più impossibile realizzare ciò.

Impossibile non certo per le differenze programmatiche, anche se da quello che si evince e trapela appaiono non al centro delle preoccupazioni e del dibattito in corso, e né tantomeno per la quantità di aspiranti ad entrare in lista, con le solite complicazioni di selezione e di equilibrio tra le forze promotrici che ovviamente ci sono.

Se si escludono questi elementi, il problema reale dov’è? Che giochino per l’egemonia nella sinistra quando l’arbitro ha già fischiato il triplice fischio finale? Che Sel, Rifondazione e Comunisti italiani siano in crisi di consensi elettorali anche a Perugia, tradizionale roccaforte comunista e di sinistra, è chiaro ed evidente a tutti. Che l’esperienza di queste ultime legislature, con due assessori in giunta, Roberto Ciccone in quota Prc e Monia Ferranti prima in PdCi e poi negli ultimi mesi tra le fila di Sel, non abbia lasciato un segno indelebile nel governo di Perugia è certificato (anche se l’ultima è apprezzata nel mondo degli asili e comunque si è data da fare). Che i tre consiglieri Emiliano Pampanelli e Carlo Fabbri (Prc) e Pier Luigi Neri (PdCi) non abbiano trascinato il Consiglio comunale in risoluzioni, dibattiti e iniziative che abbiano lasciato il segno è inconfondibile. Semmai rimbalza nelle menti dei cittadini la richiesta dei rimborsi benzina (Neri con il sostegno di Sbrenna, lo stesso che sfidò Boccali quasi 5 anni fa per diventare il sindaco del centrodestra), che in tempi di sacrifici ai comuni mortali fa ribollire il sangue.

La divisione, quindi, la competizione reciproca e il non fare squadra hanno indebolito l’azione della sinistra a livello istituzionale e se si aggiunge la debolezza di tali forze in città, lo scarso radicamento sociale, l’impossibilità di fare opinione sulle questioni centrali che in questi anni hanno interessato Perugia, il quadro è completo e sinceramente non del tutto positivo. A fronte di tutto ciò come reagiscono? Si dividono. Chi orgogliosamente come Sel propone una propria lista, chi, come Rifondazione in primis e il PdCi poi, facendo “finta” di voler l’unità della sinistra. Interpretandola dall’esterno sembrerebbe un divorzio consensuale, poiché tutti vorrebbero vincere sull’altro o addirittura ognuno cancellare l’altro, con l’obiettivo di rimanere i soli, gli unici inaffondabili portabandiera di una, pressoché inutile, sinistra in Consiglio comunale.

Le previsioni, dato lo sbarramento di fatto al 4%, possono ipotizzare quelle ottimistiche un consigliere per Sel e un altro per Prc-PdCi. Già, perché c’è anche chi prevede che nessuna delle due liste arriverebbe a prendere i voti necessari per raggiungere il quorum e, quindi, entrare in consiglio, regalando così consensi e consiglieri al Pd. Di certo una bella responsabilità per i segretari provinciali e comunale dei tre partiti, Enrico Flamini, Giuliano Granocchia e Cesare Megha, nel correre il rischio di far scomparire la sinistra dalla città e al massimo renderla residuale ed ininfluente, mentre la coalizione cambia strutturalmente con l’ingresso di partiti clericali e liberisti.

La sinistra non dice e soprattutto non fa nulla, rispetto al cambio di perimetro e alle new entry di forze politiche e personalità che fino alla fine della legislatura continueranno comunque a sedersi tra i banchi dell’opposizione insieme al resto del centrodestra. E ci si chiede come mai. E perché la sinistra non dice nulla sul programma della coalizione? Su quali siano i nodi, le novità e i cambiamenti che si stanno affrontando in queste settimane? All’orizzonte si intravedono vari problemi per la sinistra locale, di composizione, schieramento, programma e coalizione. Tutto questo mentre in Italia per le elezioni europee la sinistra si ricompone unitariamente e dà vita a “L’altra Europa con Tsipras”. Destino beffardo, dato che quello che è possibile per l’Europa non lo è per Perugia.

Ovviamente ciò avviene nelle segrete stanze, escludendo di fatto il popolo della sinistra, che torna centrale solo nei comunicati stampa. In questo quadro sfocato, l’unica certezza è La sinistra per Perugia, l’unica che intenda perseguire l’unità e la composizione di una lista unitaria affidandosi il compito, in questi giorni, di riprovare nell’intento e di issare uno ‘straccio’ di bandiera rossa.

 

Condividi