Dura nota dei Laburisti Democratici (LabDem) dell’Umbria, componente interna del Pd, su come è stata ed è portata avanti la questione delle candidature al Parlamento per le elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Il quadro che viene denunciato è quello di personalismi, assenza di meccanismi aperti e coinvolgenti come le Primarie (ma Renzi non si vantava, un giorno sì e l’altro pure, che il Pd era l’unico partito italiano a fare primarie vere? Che è accaduto? A Renzi non conviene più passare per questa forma di partecipazione popolare?), ma soprattutto totale assenza di dibattito, partecipazione e confronto sui temi chiave che una forza di centrosinistra dovrebbe portare avanti: lavoro, sviluppo, coesione sociale, pari opportunità e molto altro ancora. Un comportamento autoreferenziale e verticistico che viene seccamente censurato e dal quale i firmatari della nota prendono le distanze in modo netto.

Insomma, per i Laburisti Democratici dell’Umbria è stata l’ennesima occasione che il Pd ha sprecato nella regione e questo è grave: “Troppe dichiarazioni dei singoli poca partecipazione del nostro popolo”.

IL COMUNICATO

Ed ecco la nota integrale:
«I laburisti Democratici dell'Umbria già in fase dei congressi Provinciali e comunali avevano dichiarato la propria contrarietà ad un metodo esclusivo e verticistico di assumere decisioni.

Unici ad aver presentato una piattaforma programmatica di confronto con i candidati alle segreterie si chiedeva tra le altre cose di “uscire dalla propria autoreferenzialità ed utilizzare tutti gli strumenti, comprese le primarie, per evitare che i ‘listini bloccati’, frutto della legge elettorale in approvazione, determinino una quota importante di “nominati” senza passare per un sano confronto democratico”.
Chiedevamo come Laburisti Democratici ai candidati segretari provinciali e comunali “una vera riforma del partito, che superi le attuali federazioni e si riorganizzi in livelli intercomunali, che trasformi i circoli in luoghi del progetto e della partecipazione. Chiediamo ai candidati di lavorare per un’alleanza politica e sociale per sostenere i temi dello sviluppo e della coesione sociale; chiediamo ai candidati segretari di uscire dal circolo poco virtuoso del partito ‘fortino’, dove si va avanti solo per accordi tra correnti e di avviare una nuova stagione. I nostri valori stanno in un centro sinistra dove pari opportunità, lavoro, Stato sociale, accoglienza, cultura, ambiente, beni comuni (come acqua e scuola), mal si coniugano con idee e politiche di gruppi o partiti di centro destra”.
Temi non affrontati e che oggi ci ritroviamo in tutta la loro complessità e che costituiscono un forte elemento di instabilità e di vuoto di linea politica. Un modo troppo superficiale e personale di gestire il partito che non ci appartiene e non appartiene alla storia dei movimenti popolari e riformisti
.
Chi ha un ruolo guida deve assumersi la responsabilità di sintesi e non quella di aggiungere ulteriori elementi divisivi. Ribadiamo con forza quello che diciamo da tempo, pensiero il nostro quindi non contingente: è un errore ed è dannosa la sovrapposizione tra incarichi amministrativi ed incarichi apicali del partito, produce sfiducia ed anarchia generalizzata impegnare in prima persona i vertici del partito nelle candidature di tutti i livelli e gradi.
La campagna elettorale sarà dura ed il partito doveva essere messo al riparo da inutili tensioni, aprirsi, coinvolgere ed allargare partecipazione, ma si è scelta ancora la strada sbagliata dell’autoreferenzialità. Il percorso fatto fin qui per la definizione delle candidature alle elezioni politiche del 4 marzo esclude iscritti ed elettori del Pd, riportando le lancette dell'orologio indietro nel tempo e concentrando le decisioni o su tavoli romani o su quelli ‘esclusivi’ regionali.

Noi non facciamo parte per scelta di nessun organo esecutivo del Pd umbro e non siamo coinvolti in nessun tipo di trattativa, non partecipiamo ad un percorso che riteniamo sbagliato nei toni e nei modi, ma chiediamo chiarezza sul progetto politico.
La fase che stiamo vivendo è particolarmente complicata e leggere le dichiarazioni scomposte di alcuni autorevoli membri delle varie segreterie a diversi livelli testimonia ancora una volta di come sia oggi mal interpretato il ruolo di dirigente politico. Su tende a rappresentare una parte e quasi mai l'insieme.
Facciamo nostra la lettera del segretario provinciale del Pd di Reggio Emilia, che ha aperto ad una partecipazione larga ed inclusiva un metodo semplice che avremmo fatto bene ad emulare: “Qui vigono rigore, rispetto e cura della politica, che per noi è prima di tutto persone. Che coincide con le persone. Per questo nei prossimi giorni sarete chiamati a un momento di partecipazione e condivisione su idee e pensieri e su quali gambe quelle idee e pensieri possono correre velocemente subito e realizzarsi al meglio poi. Non si tratta di una lotteria, ma di un momento di riflessione vera, proprio del nostro popolo che verrà messo a disposizione della Direzione nazionale del nostro partito. Perché di questo abbiamo bisogno nella corsa verso il 4 marzo”. Il 4 marzo eleggiamo i nostri parlamentari ed il nostro popolo chiede chiarezza , protagonismo ed una classe dirigente adeguata allo scopo. Avere chiesto alla nostra gente cosa ne pensava doveva essere atto dovuto è necessario per un partito con i nostri valori. Come dice nella lettera il segretario della federazione di Reggio Emilia, i percorsi politici vanno fatti e tutto ciò “non è una lotteria”».

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