di Armando Allegretti

PERUGIA - Molte novità nella revisone della legge regionale 23 del 2003 che regola il settore dell’edilizia residenziale pubblica. In seguito allaproposta dell’assessore regionale Stefano Vinti, è stato preadottato dalla Giunta regionale il disegno di legge che modifica ed aggiorna le disposizioni vecchie ormai di otto anni.
“La revisione della legge 23, ha affermato Vinti a Palazzo Donini, è un altro degli impegni che la regione mantiene per adeguare la normativa che sotto alcuni punti di vista è oggettivamente inadeguata ai cambiamenti avvenuti in questo lasso di tempo in tutti i settori della società umbra e nazionale”.
Ridefiniti, dunque, gli obiettivi, le regole, gli strumenti di programmazione nonché il ruolo dei soggetti coinvolti sia pubblici che privati e le caratteristiche dei beneficiari degli interventi proprio per rispondere in maniera adeguata e più efficace alle problematiche del disagio abitativo in Umbria.

Inoltre i requisiti dei beneficiari degli interventi dovranno essere adeguati alla recente sentenza della Corte Costituzionale che equipara a tutti gli effetti i cittadini italiani, dell’Unione europea ed extracomunitari in regola con il permesso di soggiorno nell’accesso al sistema degli interventi.
Tra le tante modifiche della normativa, una riguarda l’introduzione del calcolo del reddito attraverso l’Isee come indicatore della capacità economica dei nuclei familiari che intendono beneficiare degli alloggi realizzati con il contributo pubblico.

La proposta di legge individua, inoltre, le modalità per la rilevazione dei fabbisogni, in particolar modo per quanto riguarda le categorie sociali in condizioni di maggior bisogno che ancora chiedono di ricorrere all'offerta di alloggi pubblici a canone sociale e attiva un “Fondo unico” per le politiche abitative dove far confluire tutte le risorse finanziarie pubbliche che possono essere attivate.
“Un’esigenza, continua Vinti, che ha trovato accoglimento nella modifica della legge, è stata quella di conformarsi ai nuovi concetti di “alloggio sociale” e “servizio abitativo” introdotti dalla normativa nazionale per definire le caratteristiche ed i requisiti del patrimonio di edilizia pubblica. Dal confronto con le Associazioni e le Organizzazioni sindacali del settore e con i Comuni, è emerso anche che, accanto alla tradizionale previsione di programmi pluriennali, a volte troppo lunghi e macchinosi, potranno essere realizzati singoli interventi, in modo da rispondere con maggiore rapidità alle necessità manifestate.

Per rendere più rapide, infine, e più mirate le procedure di individuazione degli interventi da realizzare, è stata ridotta la composizione del Comitato permanente per l’edilizia residenziale (da 25 a 9 membri) ed è stato istituito l’Osservatorio della condizione abitativa per l’acquisizione, raccolta, elaborazione, diffusione e valutazione dei dati sulla condizione abitativa.
Infine sono stati modificati i tempi di approvazione delle graduatorie e stabiliti in 90 giorni per i Comuni che hanno meno di 500 domande e 120 per quelli che ne hanno di più.
 

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