di Fabio Sebastiani

L’Istat, il cui presidente Enrico Giovannini è appena entrato nell’area di Governo seppur nell’inedita forma del “saggio”, ci fa sapere numero di disoccupati a febbraio e' pari a 2 milioni 971 mila, in diminuzione congiunturale, quindi, dello 0,9% rispetto a gennaio, ovvero di 28 mila unita', mentre risulta ancora in aumento su base annua (rispetto allo stesso mese del 2012), registrando una crescita del 15,6%, corrispondente a 401 mila persone in cerca di lavoro. Non solo, questo ritocco al tasso di disoccupazione sarebbe da attribuire alla fascia dei 15-24enni, che registra un calo di 0,8 punti percentuali rispetto al mese precedente e un aumento di 3,9 punti nel confronto tendenziale.

C’è anche da tener conto della lieve diminuzione del tasso di inattività complessiva, in calo di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,6 punti su base annua. E anche del lieve incremento dell’occupazione delle donne. La crescita a febbraio 2013 degli occupati che sono 22 milioni 739 mila, in aumento dello 0,2% rispetto a gennaio (48 mila unita') riguarda quasi esclusivamente la sola componente femminile. Tuttavia su base annua l'occupazione risulta ancora in calo, diminuendo dell'1,0%, cioe' di 219 mila unita'.

Quando si parla di occupazione e disoccupazione il balletto di cifre è quasi inevitabile. In questo caso, poi, si tratta pur sempre di “dati provvisori”, suscettibili di un ritocco. Sono tanti i fattori di cui bisogna tener conto. Innanzitutto, del fenomeno di chi rinuncia a cercare lavoro, di cui l’Italia è leader in Europa. La disoccupazione giovanile potrebbe quindi diminuire per questo, ovvero perché sempre più gente rinuncia a cercare lavoro, oppure emigra all’estero; tendenza questa che è sempre più consolidata. Il fatto che sia la componente femminile ad aumentare rispetto agli uomini se per alcuni aspetti è positiva per la questione della parità dall’altra ci dice che rimanendo immutata l’occupazione maschile ciò che cresce è il lavoro precario, sottopagato e disagiato. Le famiglie stanno cercando una “strategia” vincente per rimettere in sesto i bilanci.

E di fronte all’impossibilità di trovare un lavoro per i maschi, o giovani o espulsi dal processo produttivo e quindi difficilmente ricollocabili a causa del fattore età, ecco che la soluzione più a portata di mano è quella dell’impiego femminile. Non è un mistero per nessuno, infatti, che sono sempre di più le badanti italiane. Come non è un mistero la tendenza a sostituire il lavoro stabile, massacrato dai colpi della crisi, con quello precario. E, infine, c’è un banale ragionamento sul “rimbalzo”, che vale anche qui come per gli indici di borsa. Essendo stato il mese di febbraio uno dei peggiori della sequenza temporale aperta dalla crisi economica, ciò che sta accadendo è che il sistema produttivo nel suo complesso ha finito di mettere a nudo le sue potenzialità negative. Insomma, un dato isolato non vuol dire niente, soprattutto se è di una entità dello “zero virgola” e del tutto provvisorio.

A livello europeo: a febbraio resta stabile al 12% il tasso di disoccupazione nell’Eurozona, dove sono 19,071 milioni i senza lavoro. Lo registra Eurostat che il mese scorso aveva indicato per gennaio il dato dell’11,9%, successivamente rivisto al 12,0%. Il tasso più alto è quello della Grecia (26,4%, dato di dicembre 2012), davanti alla Spagna (arrivata al suo record di 26,3%) e al Portogallo (stabile al 17,5% per il secondo mese consecutivo). Austria (4,8%), Germania (5,4%), Lussemburgo (5,5%) e Olanda (6,2%) sono i paesi con il minor tasso di disoccupazione.

Fonte: controlacrisi.org

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