Per uno come me, che ha superato gli anta, il sapore del derby fra Perugia e Ternana aveva  tutto un altro gusto. Sapeva un po’ di scazzottate, di sfottò, di vaffa scambiati anche alla fermata d’un incrocio, ma senza danni o odio; semmai conservando il fascino della rivalità bonaria tra vicini. Cominciava il giorno dopo la fine di un derby e durava fino all’inizio di quello successivo. Praticamente infinito. Niente di concentrato. Piuttosto, diluito nel tempo e nello spazio, visto che non si limitava agli stadi, ma s’allargava ai mille contatti della vita di ogni giorno.

Era un tifo ruspante, genuino, provinciale praticato senza cattiveria.

Sabato scorso ho voluto rinnovare le emozioni di allora e rivivere la passione del derby che l’età non riesce mai a quietare. Per anni sembrava che le squadre avessero fatto del tutto per evitarsi: una in A, l’altra in B; una in B, l’altra in C.  L’occasione era ghiotta per rispolverare spiriti sopiti ed emozioni perdute.

Solo mille i tifosi ammessi allo stadio; solo con i pullman il viaggio a Perugia; solo con la scorta di decine e decine di militari il trasferimento; solo con la tessera del tifoso l’entrata; solo attraverso i tornelli l’ingresso; solo in un settore isolato la presenza; solo dopo una perquisizione individuale l’accesso…

-Ahò, non vedi che c’ho i capelli bianchi? – ho detto al ragazzo addetto ai tastamenti precauzionali – te pare che me vado a compromette pe’ ‘na partita? -.

Il giovanotto m’ha guardato in faccia e m’ha sorriso. Deve aver pensato a suo nonno. L’ho convinto ed è passato a quello che mi seguiva.

Tutto asettico, studiato e spento. Nessun motivo per emozionarsi, nessun sussulto per la memoria.

Anche in campo una correttezza esemplare, quasi falsa, perfino in occasione degli episodi più controversi del criticato arbitro dell’incontro.

Le forze dell’ordine perugine hanno brindato all’ineccepibile organizzazione di controllo, la direzione sportiva ha sottolineato la chirurgica sicurezza degli spettatori, la Questura ha lodato gli addetti per la minuziosa cura di ogni particolare, i giornali hanno inneggiato alla quasi fraterna condivisione della posta in palio.

Sì, ma il derby?

 

Giocondo Talamonti

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