Vinti: “Il Curi non può diventare la priorità delle politiche sportive del Comune di Perugia”. L’ex Assessore Regionale: “Palazzo dei Priori dovrebbe preoccuparsi maggiormente di garantire il diritto all’attività motoria”. I dati parlano chiaro: “Anche a Perugia due ragazzi su tre non sono in grado di fare una capriola”

A Perugia tiene banco la questione relativa al futuro dello stadio “Renato Curi“. Si susseguono voci e approfondimenti giornalistici su massicci interventi che dovrebbero modernizzare e lanciare economicamente l’impianto sportivo cittadino. Il Comune al momento sembra lavorare sotto traccia, mentre il Perugia Calcio, per bocca del suo amministratore unico, lancia i primi dubbi.

Non sono passate inascoltate le dichiarazioni dello stesso Santopadre rispetto al futuro del Curi.

“Il Comune mi chiede di mettere le firme su fideiussioni per 30 milioni per realizzare quello che è il sogno di tutti, anche il mio. Ma può un cristiano esporsi personalmente per un milione di euro all’anno, quando la gente non entra allo stadio e viene linciato per aver messo 14 euro il biglietto di Coppa, ma qui parliamo del nulla. Per inciso siamo ad agosto e dal Comune non abbiamo ancora preso un euro dei soldi della convenzione”.

Parole che sembrano far decrescere le speranza di dare corso nel medio periodo al progetto di riqualificazione strutturale dell’impianto costruito nel 1975.

Sull’argomento, che sta trovando diverso spazio anche all’interno dei social, con commenti su alcuni progetti pubblicati, è intervenuto l’ex Assessore regionale, Stefano Vinti, membro dell’associazione UmbriaLeft.

“A Perugia si parla di sport solo in funzione delle vicende del Perugia Calcio, della Sir Volley e negli ultimi tempi sulla possibile ristrutturazione del Curi, ma le priorità sono altre. Il Comune dovrebbe preoccuparsi di mettere in campo delle azioni concrete per garantire il diritto all’attività motoria  e allo sport dei cittadini. La nostra città rientra nella media nazionale, dove due adolescenti su tre non riescono ad eseguire correttamente una capriola in avanti. La resistenza del 30% degli adolescenti è diminuita dell’1% annuo a partire dal 2015. Con la conseguenza di una muscolatura poco tonica e di gravi problemi posturali. Lo sport, come tutti ben sappiamo, è sinonimo anche di prevenzione e salvaguardia della salute. Più sport, più salute e abbassamento dei costi sanitari”.

Il calcio e le sue strutture, se pur legati alla seguitissima squadra della città, non possono essere messi davanti a quelle che Vinti considera esigenti più stringenti per il futuro della stessa Perugia.

“Si rende necessario un adeguamento dell’impiantistica sportiva, a partire dalle palestre degli istituti primari e secondari e non da meno, l’istituzione di presidi pubblici in tutti i quartieri per garantire l’attività motoria ai cittadini. Magari riqualificando i CVA, affidandoli ad istruttori pubblici. A Perugia si registra da tempo l’assenza di un confronto pubblico sulle politiche sportive, così come ritengo ingiustificata l’assenza di un ruolo da protagonista del Comune al tavolo rispetto alla nuova legge regionale sullo sport, con particolare riferimento alla messa in atto dei progetti legati allo “sport di cittadinanza” e alle “palestre della salute”.

Vinti punta il dito anche contro l’assenza di progettualità rispetto alla creazione di strutture fondamentali per la pratica di alcune attività sportive.

“Esistono delle carenze croniche che praticamente bloccano Perugia dallo sviluppo di certe discipline. Basti pensare alla piscina olimpionica, con la squadra di pallanuoto della città che, come sale di categoria, è costretta a recarsi fuori regione per disputare le gare interne. A Perugia non è possibile praticare nemmeno lo sport dei tuffi. Una citazione la merita anche l’atletica, dove una volta ko il Santa Giuliana, manca una pista alternativa a otto corsie. Al perdurare di queste carenze, negli ultimi anni si sono fatti scomparire ben tre campi da calcio nel giro di tre chilometri, che avevano un valore storico e ricreativo per la città. Il campo di Prepo, trasformato in una struttura più utile al calcio A7 che a quello a 11. Quello di Ponte della Pietra, con le polemiche che ne sono seguite e ora anche quello di San Faustino, dove guarda caso sorgerà l’ennesimo centro commerciale della città. Via Settevalli per questo può rappresentare un record a livello italiano, con l’inspiegabile silenzio del Coni e della Regione. Come non può fare la figura della “sorella povera”, rispetto a certe progettualità strutturali, la Sir Volley che ormai ha acquisito una dimensione nazionale ed europea di rilievo. Sorvoliamo poi sullo stato dei percorsi verdi cittadini, fermi per manutenzione e igiene e quarant’anni fa”.

Chiusura dedicata al futuro del Renato Curi.

“Da tifoso del Perugia ammetto che mi piacerebbe vedere uno stadio più moderno e funzionale. Ma il Curi non può venire prima di certe esigenze che la città ha rispetto all’attività sportiva e motoria. Il Comune non si presti a regalare metri quadri per specularci sopra. Sì alla manutenzione del Curi, a renderlo più accogliente e sicuro, ma non va regalato. Dopo la straordinaria impresa di averlo costruito, l’amministrazione comunale studi un progetto che la vede protagonista nel rendere l’impianto adatto al calcio ma non solo ad esso. Penso ai concerti o come era già ipotizzato in passato, ad essere il centro di un complesso strutturale dedicato allo sport, dove possano trovare sede anche le federazioni sportive e gli enti di promozione sportiva”.

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