Di Ciuenlai – Alla fine”daje che te daje” le direttive per il riordino di tutta la dirigenza regionale, enti e partecipate compresi, è stato adottato dalla Giunta. Ma si tratta solo di un documento, di una dichiarazione di intenti e non di veri e propri atti , che sono rimandati “a data da destinarsi”. Barberini e soci sono moderatamente soddisfatti e sperano che, avendo dalla loro parte la Presidente del Consiglio (Donatella Porzi) e quello della Commissione Consiliare competente (Eros Brega) , di chiudere la partita entro gennaio - febbraio. Ma dovranno fare i conti con la poca convinzione della maggioranza del Pd (nella riunione dell'esecutivo qualcuno avrebbe alzato la solita voce e qualcun altro avrebbe sbattuto le solite porte) e, soprattutto, con l'opposizione frontale dei Direttori e di tutta la dirigenza. L'istituzione, cucita su misura per Walter Orlandi, di una segreteria generale della Giunta, mette tutti i direttori sotto la sua cappella e tutti i dirigenti sotto due cappelle. Una cappella in più per tutti , che non piace a nessuno. Se l'apparato si metterà di traverso, le eccezioni, i ritardi e le lungaggini saranno la norma. Oltretutto Orlandi continuerebbe a rifiutare “la casa dorata” e a preferire il ruolo che ha adesso di “capo della sanità regionale”. E se pensiamo che, passato il referendum, vada come vada, si apriranno le danze per il congresso del Pd, di argomenti per pensare che la strada sarà lunga e stretta, ce ne sono un “sacco e una sporta”. I movimenti sono già iniziati. I giovani renziani (l'On Anna Ascani e il segretario regionale Giacomo Leonelli) hanno aperto le danze con la solita solfa del rinnovamento che, decriptato, significa un “fatti più in là” agli altri giovani, i turchi, che , assieme alla minoranza, detengono, a fatica, le chiavi del partito. Hanno poche truppe in Umbria (e quasi tutte fanno capo a Leonelli) ma buona stampa a Roma. Cercano alleati. Per il momento Bocci sta alla finestra. La governatrice, che pensava di avere il segretario regionale completamente dalla sua parte, sarebbe rimasta sorpresa dalla mossa e avrebbe dovuto subire anche le invettive di una infuriata Valeria Cardinali. La paura dell'isolamento, della marginalizzazione e di una completa “democristianizzazione” del Pd, come avvenuto in sede centrale, è tanta. Oggi tutto questo sta sotto la cenere perché c'è un referendum vitale da vincere. Ma dopo sarà “tana libera tutti” e la resa dei conti sarà inevitabile.

 

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