Fiat in fibrillazione dopo i dati sul mercato internazionale dell’auto. Dopo gli schiaffi presi ieri con un tonfo superiore al 16% oggi Sergio Marchionne ha deciso di fermare lo stabilimento di Pomigliano d’Arco (una settimana fino a fine agosto). Una vera e propria ammissione di sconfitta, contando che lo stabilimento campano dovrebbe essere il cuore di “Fabbrica Italia”, il progetto firmato direttamente dal manager. La distanza tra quanto programmato (un milione e quattrocentomila vetture) e quanto effettivamente il mercato può assorbire a questo punto è siderale (molto meno della metà).

Un piccolo ma significativo segnale di quanto si scatenerà su Fiat di qui a poche settimane è la dichiarazione di Pier Ferdinando Casini, uno dei più accesi sostenitori di tutte le nefandezze che l’uomo con il maglione blu ha prodotto in Italia. Dopo averlo incensato con frasi tipo “ottimassimo manager” il portavoce dell’Udc ha aggiunto che è"negativo" che stia portando la Fiat "fuori dall'Italia".

Intanto, cresce la tensione nei siti produttivi. Per Oggi pomeriggio è in programma uno sciopero di otto ore oggi nello stabilimento Fiat di Piedimonte San Germano (Cassino), in provincia di Frosinone. La protesta è scattata già da questa mattina per contestare l'ipotesi di “accorpamento” del sito con Pomigliano e per chiedere all'azienda interventi e investimenti. Cassino attualmente conta 3900 dipendenti oltre ai circa seimila dell'indotto. Lo sciopero è stato proclamato dalla Fiom che terrà anche una manifestazione di protesta nella piazza del municipio di Piedimonte San Germano per dire no alla chiusura dello stabilimento, che causerebbe duemila esuberi, e chiedere interventi di rilancio della fabbrica, dove dalla fine del 2010 c'e' una linea di produzione ferma e,secondo i sindacati, si va avanti con attivita' a scartamento ridotto. Secondo Giorgio Airaudo, resposabile Fiat per la Fiom, con l'annuncio di cassa integrazione a Pomigliano e la prosecuzione di cig agli enti centrali di Mirafiori a settembre “ è necessario un nuovo piano per mantenere la produzione degli autoveicoli in Italia anche coinvolgendo altri produttori”.

"La cassa integrazione non risparmia nessuno -prosegue il sindacalista- colpisce e deprime i redditi dei lavoratori e a Pomigliano ferma e allontana il piano di riassorbimento degli addetti di Giambattista Vico". "Questo significa -prosegue Airaudo- che il piano Fabbrica Italia si è sostanzialmente disciolto nella crisi del mercato dell'auto per questo serve una discussione immediata sul futuro di un settore che e' strategico per il Pil, per l'occupazione e per il futuro stesso del paese". Rilevando poi che "l'indotto dell'auto rischia di non reggere a queste continue fermate che interessano anche i nuovi prodotti Fiat", Airaudo conclude: "Serve un confronto con il governo per salvare il settore automobilistico e il suo indotto. Se il paese vuole riprendersi non si puo' intervenire solo sul debito e sulla finanza ma occorre anche occuparsi di prodotti reali"

Condividi