di Giovanni Barbera

E’ sicuramente molto interessante  il nuovo indicatore statistico, denominato “Benessere equo e sostenibile” (Bes), elaborato dall’Istat e dal Cnel, che dovrebbe offrire, affiancato al  tradizionale PIL, una valutazione più precisa  sullo stato di salute del nostro Paese. I risultati ricavati con tale indicatore e pubblicati recentemente  confermano la difficile situazione economica  che sta attraversando il nostro Paese e le sofferenze sociali patite da numerose famiglie a  causa della perversa spirale crisi-austerity.

 

La riduzione dei consumi è calata in termini reali dell’1,1%, meno di quanto si potesse immaginare rispetto al calo dei redditi registrato in questi ultimi anni, in quanto i cittadini hanno cercato di mantenere il proprio standard di vita attingendo ai risparmi accumulati o risparmiando meno. Non è un caso che  la propensione a mettere da parte le risorse sia scesa dal 15,5% del 2007 al 12% del 2011 e fino all’11,5% del secondo trimestre 2012, accelerando in questa maniera il calo iniziato fin dal  2006.

La crisi ha aggravato  anche le disuguaglianze: nel 2011 il 20% più ricco della popolazione ha ricevuto un reddito di 5,6 volte superiore a quello del quinto più povero. Si tratta di un valore superiore alla media europea. Infatti, come si evidenzia nel rapporto pubblicato dall’Istat e dal Cnel, dal 2004 la concentrazione della ricchezza è tornata a salire, pur restando inferiore a quella degli anni ’90, mentre la quota di ricchezza totale posseduta dal 10% più benestante è aumentata nel 2010 al 45,9% (era al 44,3% nel 2008).

 

Il rapporto pubblicato spiega come la grave deprivazione materiale sia una misura associata agli indicatori di povertà monetaria, ma non ad essi totalmente sovrapponibile. Secondo la metodologia Eurostat tale deprivazione materiale  si presenta quando si manifestino almeno quattro o più sintomi di disagio economico rispetto ai  nove elencati. Nel 2011, dopo la sostanziale stabilità che aveva caratterizzato gli anni precedenti, l’indicatore è aumentato in modo «sensibile» (+4,2 punti percentuali). In particolare è cresciuta la quota di individui in famiglie che dichiarano di non poter sostenere spese impreviste (dal 33,3% al 38,5%), di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), un pasto adeguato ogni due giorni se lo volessero (dal 6,7% al 12,3%) e che riferiscono di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (dall’11,2% al 17,9%).

Il rapporto Bes indica anche come il rischio di povertà, stimato a partire dal reddito netto disponibile, risulti più elevato della media dell’Ue e abbia raggiunto nel 2010 il 19,6%. Un dato molto significativo delle dinamiche economico-sociali che hanno caratterizzato il nostro paese in questi anni. Insomma, con la spirale crisi-austerity crescono in maniera significativa deprivazioni e povertà, passando dal 6,9% del 2010 all’ 11,1% del 2011, mentre ammortizzatori sociali e famiglia riescono solo a tamponare i  disagi prodotti da tali fenomeni.  La crisi, inoltre, tende ad incidere non solo nello stretto ambito economico, ma anche su altri aspetti come il  basso livello di   fiducia espresso dalle persone nei confronti del prossimo,  della politica e delle  istituzioni.

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