PERUGIA - "Senza alcuna delega, senza mai nemmeno discuterne in aula, si è in procinto di svendere 900.000 cittadini umbri per mantenere qualche assessorato e i soliti 'affari di famiglia'. Il baratto è tutto qui": con queste parole il capogruppo Cinquestelle in consiglio regionale, Andrea Liberati, ha aperto ieri una sorta di “tiro al piccione” sull’Esecutivo regionale e la maggioranza consiliare che la sostiene riguardo al tema della Macroregione, con riferimento ai ripetuti incontri al riguardo con esponenti politici e amministrativi di primo piano delle vicine Toscana e Marche.

Per Liberati, "sotto i piedi della Marini e della sua maggioranza manca la terra: non per questo costoro sono stati da qualcuno autorizzati a cancellare l'Umbria, senza che gli umbri siano minimamente informati. "Catiuscia Marini – considerava ancora Liberati - anziché diffondere inutili 'selfie' con i presidenti di Toscana e Marche, torni a occuparsi degli umbri e chiarisca subito in Aula i termini dettagliati" della questione.

“Leggiamo nelle manovre della governatrice Marini una certa frenesia da saldi di fine stagione, come se eliminare una Regione  - per alcuni versi già morta - equivalesse a cambiarsi d'abito”.

A Liberati, che accusa la Marini di essere etero diretta dall’altro da un presidente da nessuno eletto (chiaro il riferimento al presidente del Consiglio, il toscano Matteo Renzi”, offre oggi una sponda  il portavoce regionale del centrodestra in Consiglio regionale, Claudio Ricci, a rarere del quale riguardo al varo della macroregione "non lo possono decidere i tre presidenti di Toscana, Umbria e Marche a tavolino, ma deve essere il frutto di una riflessione dei consigli regionali e, soprattutto, di un percorso 'dal basso' che coinvolga cittadini, attività, associazioni e componenti socio-economiche e culturali della regione".

Ricci ricorda anche di aver presentato  "da alcuni mesi" una mozione in proposito, augurandosi "che venga presto discussa per determinare un metodo per procedere verso la decisione". "Non consentiremo - prosegue Ricci in un comunicato del consiglio - una annessione dell'Umbria a Toscana e Marche e, comunque, devono essere i cittadini a decidere su un fatto così importante, soprattutto per l'Umbria che arriva a questo momento impreparata e fragile".

A difendere l’attivismo di Marini & C. è invece, al di fuori del Consiglio regionale, il coordinatore del Centro Democratico in Umbria, Maurizio Ronconi che definisce singolare questo affatto delle opposizioni, poiché – argomenta – “Una macroregione con definitiva revisione del perimetro regionale non può che essere conseguenza di una legge costituzionale e dunque sottoposta a più letture da parte del parlamento".

Secondo Ronconi, quindi, "una pur possibile sinergia interregionale su definite questioni gestionali non potrebbe che essere conseguenza di leggi regionali sottoposte a successiva valutazione referendaria. E' evidente dunque che le preoccupazioni delle opposizioni sono del tutto fuori luogo e probabilmente conseguenza di grave disinformazione. Sarebbe meglio - è la sua conclusione - che l'Assemblea regionale si interessasse di questioni più urgenti e comunque di propria, esclusiva competenza".
    

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