Il Consiglio regionale dell'Umbria ha approvato a maggioranza con 16 voti su 25 presenti (hanno votato contro Dottorini, Brutti, Monacelli, Cirignoni e Zaffini, mentre i consiglieri del Pdl presenti in Aula, Nevi, De Sio, Rosi e Mantovani, si sono astenuti) la risoluzione del centrosinistra con la quale si chiede al Governo il mantenimento di due province, modificate nel rispetto dei parametri individuati dal Consiglio dei Ministri, vale a dire che abbiano una dimensione territoriale non inferiore a 2mila 500 chilometri quadrati ed una popolazione residente non inferiore a 350mila abitanti. Una risoluzione che sostiene il parere precedentemente espresso dal Cal ed è stata ritenuta funzionale al modello di riordino endoregionale da tempo avviato. Il consigliere Luca Barberini, come annunciato nel suo intervento, non ha partecipato al voto.

 

Bocciata, invece, la risoluzione proposta da sette consiglieri del Pdl (Nevi, De Sio, Lignani, Mantovani, Rosi, Monni e Valentino) che ha incassato 7 voti favorevoli e l'astensione del leghista Cirignoni, oltre a 20 voti contrari. Questa seconda proposta, ferme restando le due province, puntava alla partecipazione di tutti i Comuni rappresentativi delle popolazioni interessate dal mutamento della Provincia di appartenenza, partecipazione “da realizzarsi con l'adesione al riordino da parte della maggioranza dei comuni dell'area interessata, quindi la maggioranza della popolazione complessiva di quei Comuni”, secondo quanto previsto dall'articolo 133 della Costituzione.

 

SCHEDA della proposta di risoluzione sul riordino delle Province approvata dal Consiglio regionale:

Il Governo nazionale preveda la permanenza in Umbria di due province: la Regione Umbria propone un riordino delle circoscrizioni provinciali che rispetti i parametri individuati dal Consiglio dei Ministri il 20 luglio 2012 e sia funzionale al modello di riordino endoregionale da tempo avviato da parte della Regione stessa. In questo modo la circoscrizione provinciale di Terni raggiungerebbe una dimensione territoriale pari a circa 4.150 chilometri quadrati e quella di Perugia si attesterebbe intorno a 4.300 chilometri quadrati. La popolazione residente della Provincia di Terni, nella circoscrizione ridefinita con legge dello Stato, raggiungerebbe quota 395.500 abitanti e quella di Perugia conterebbe circa 511.000 abitanti.

Lo chiede la proposta di risoluzione predisposta dall'Esecutivo di Palazzo Donini, che parte dalla legge “135/2012” sul riordino territoriale nelle regioni a statuto ordinario, in modo particolare delle Province con una dimensione territoriale inferiore a duemilacinquecento chilometri quadrati e con una popolazione residente inferiore a trecentocinquantamila abitanti – tra cui sicuramente quella di Terni – che saranno riordinate “con atto legislativo di iniziativa governativa”, sulla base delle proposte regionali.

Il Consiglio delle autonomie locali dell'Umbria ha approvato un documento di intenti relativo all'ipotesi di riordino delle province umbre, tenendo conto della previsione dell'articolo 133 della Costituzione, che consente l'assunzione di iniziative finalizzate alla modificazione delle circoscrizioni provinciali e auspica un riordino della Provincia di Terni mediante un allargamento della sua circoscrizione provinciale.

Le legge assegna ad ogni Regione il compito di formulare e trasmettere al Governo “una proposta di riordino delle province ubicate nel proprio territorio, formulata sulla base dell'ipotesi” elaborata dal Consiglio delle autonomie locali dell'Umbria. In assenza di trasmissione della proposta da parte delle regioni entro i termini previsti il Governo procederà in ogni caso ad adottare l'iniziativa legislativa di riordino di tutte le Province.

Un eventuale accorpamento delle due Province in una sola darebbe luogo ad una situazione incongrua, poiché le province trovano la propria ragion d'essere in quanto enti di governo di “aree vaste”, insistenti soltanto su una parte del territorio regionale. Inoltre verrebbero meno i motivi per conservare un livello di governo distinto dalla Regione, la quale sarebbe perfettamente in grado di svolgere tutte le funzioni previste per l'ambito territoriale di riferimento. Infine contrasterebbe con l'impianto complessivo della Costituzione, che prevede i comuni, le province e le città metropolitane, come entità costitutive della Repubblica e come enti espressione di distinti livelli di governo territoriale.

Pertanto, l'eventuale accorpamento delle due province di Perugia e Terni in una sola determinerebbe in Umbria il paradosso di avere un solo ente che dovrebbe svolgere i propri compiti su di un territorio più esteso ed una popolazione aumentata, con organi ridotti sia nel numero che nella consistenza di ciascuno (data la riduzione del numero dei consiglieri provinciali), con evidenti difficoltà organizzative e di efficiente esercizio delle funzioni amministrative affidate alla Province dal nuovo quadro ordinamentale, recentemente disegnato. Inoltre costringerebbe la Regione ad un complessivo ed oneroso processo di riconsiderazione degli assetti istituzionali endoregionali, comportante peraltro tempi e costi difficilmente compatibili con la stagione di riforme avviata dallo Stato da due anni a questa parte.

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