Gli Istituti di credito umbri non hanno ritenuto soggetti 'bancabili' cittadini che avevano tutti i requisiti per accedere al prestito sociale d'onore (erogate risorse a 116 dei 256 richiedenti). Per questo la Regione ha effettuato una modifica di legge per cui il fondo di 150mila euro previsto dalla legge regionale “25/2008” diventa anche fondo a garanzia dei prestiti concessi, intervenendo quindi in caso di insolvenza del beneficiario. Sono i passaggi principali della relazione letta in Aula circa il Fondo di garanzia previsto con la suddetta legge regionale per supportare piccoli prestiti, fino ad un massimo di 5mila euro da restituire senza interessi entro 5 anni, in favore di persone in momentanea difficoltà economica, per la nascita o l'adozione di un figlio, la malattia o la morte di un membro del nucleo familiare, le spese per l'istruzione e la formazione di figli, le spese per un trasloco o per pagare l'affitto, da concedere per legge a chi possiede un reddito di almeno 5mila e massimo 17mila euro l'anno.

 

La relazione del presidente della Terza Commissione consiliare: “La legge regionale '25/2008' ha istituito il fondo per agevolare l'accesso al microcredito nella forma del prestito sociale d'onore a favore di cittadini umbri che versano in situazioni di temporanea difficoltà economica, contingenti o legate a momenti di criticità del ciclo di vita familiare, definiti con apposito regolamento attuativo. L'agevolazione del prestito sociale d'onore consiste nell'abbattimento totale degli interessi sui piccoli prestiti (importo massimo del prestito 5mila euro) erogati da Istituti di credito convenzionati con Gepafin spa, da restituirsi in rate periodiche entro un periodo massimo di 60 mesi. Il prestito può essere concesso solo nei confronti di cittadini umbri (italiani o stranieri) con residenza in un comune della regione da almeno un anno; di persone che non hanno una situazione debitoria tale da evidenziare l'assoluta incapacità di rimborso del prestito e di persone che si trovano in una condizione socio-economica, in atto o realizzabile a breve, tale da consentire una ragionevole e ponderata capacità di rimborso.

 

Viene anche previsto un requisito oggettivo collegato alla situazione reddituale: il richiedente deve avere una attestazione Isee non inferiore a 5mila euro e non superiore a 17mila. La persona non riceve un contribuito, ma un prestito senza interessi, che deve però essere in grado di restituire secondo un piano che viene definito con l'istituto di credito convenzionato. Gli interventi si rivolgono dunque a persone che non hanno una situazione debitoria tale da evidenziare l'assoluta incapacità di rimborso del prestito, ma nonostante ciò le banche convenzionate hanno erogato risorse solo a 116 dei 256 richiedenti nelle varie zone sociali umbre e sono stati utilizzati fondi per 62mila 708 euro pari al 41,8 per cento con un residuo di 87mila291 euro, rilevando la mancanza di affidabilità per la restituzione a soggetti che pure erano stati ammessi in base ai requisiti posseduti.

 

Per questo la Regione ha effettuato una modifica di legge per cui il fondo di 150mila euro previsto dalla legge 25 diventa anche fondo a garanzia dei prestiti concessi, intervenendo quindi in caso di insolvenza del beneficiario. La procedura di verifica per l'accoglimento delle richieste di prestito sociale spetta agli uffici comunali mentre alla Gepafin spetta la stesura della graduatoria mensile, tenendo conto delle priorità di punteggio, la gestione amministrativa e contabile del Fondo e l'attivazione dei rapporti convenzionali con gli istituti di credito.

Da registrare anche l'intervento in Aula dell'assessore regionale al Welfare che ha voluto precisare come i residui della prima applicazione di questo bando siano stati ripartiti in quello scaduto lo scorso 31 dicembre 2012.

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