Le attuali vicende politiche nazionali impongono una seria e attenta riflessione sul ruolo e sul futuro del Partito Democratico. Dopo la difficile fase politica apertasi a seguito dei risultati elettorali, si è assistito allo sconcertante svolgimento dell’elezione del Presidente della Repubblica, in cui il PD ha dato l’immagine di un partito allo sbando, totalmente privo di una guida e di una visione unitaria, balcanizzato e in mano a fazioni una contro l’altra senza esclusione di colpi, che alla fine ha scelto la riconferma di Napolitano, e più che una scelta è stata una resa rispetto alla incapacità di trovare una soluzione condivisa. Conseguenza di tale fase è stata la nascita di un governo PD-PDL, frutto di un accordo politico, passato totalmente sopra la volontà degli iscritti e degli elettori del PD, che non hanno di certo dato il loro voto per la realizzazione di un accordo politico di tal genere. Infatti, pur nella consapevolezza che la situazione di ingovernabilità generatasi a seguito dei risultati elettorali, rendeva necessarie scelte di emergenza, dobbiamo evidenziare come un conto sarebbe stato un governo del Presidente, tutt’altra cosa è un governo a tutti gli effetti politico quale quello che si è deciso di varare, frutto di accordi  che hanno totalmente tradito e disatteso il mandato conferito dagli elettori, senza considerare che oltre tutto il PD ha rinunciato a ogni ministero chiave.

La cosa che più ci sconcerta è vedere riproposto un governo come quello presieduto dal Presidente Monti con gli stessi partiti, con la sola aggiunta di qualche politico ai tecnici, non vi sembra che avremmo potuto risparmiare i soldi delle elezioni anticipate?

Un governo di scopo ci avrebbe permesso di approvare i famosi punti proposti da Bersani: riforma elettorale, dimezzamento dei parlamentari, abolizione di una camera, riduzione dei costi della casta,  abolizione delle province e tre punti fondamentali per la ripresa dell’economia, finalizzati alla occupazione e subito dopo tornare al voto ridando voce ai cittadini. Crediamo che sia a questo punto doveroso e irrinunciabile aprire immediatamente una fase congressuale del partito. Di fronte a una situazione in cui il PD è evidentemente diventato un mostro a cento teste, privo di una chiara guida e strategia politica, con i suoi eletti ed i suoi dirigenti che operano in maniera irresponsabile e senza rappresentare la volontà ed il sentimento degli iscritti e degli elettori, occorre aprire una fase nuova, dalla quale possa emergere con chiarezza una strategia politica e da cui si possano e si debbano rimettere in discussione tutti i gruppi dirigenti. La principale debolezza che il PD ha avuto fin dalla sua nascita è stata quella di essere incapace di prendere decisioni strategiche certe, di trincerarsi spesso dietro i falsi unanimismi per non affrontare i problemi di fondo esistenti: questo ha generato la situazione attuale, in cui in molti sono a chiedersi se ancora il PD possa essere considerato un soggetto politico e se abbia ancora un senso la sua esistenza: noi crediamo di si, noi abbiamo fin dal primo giorno creduto e investito in questo progetto politico, quale speranza per il futuro dell’Italia, e crediamo che tale progetto debba essere salvato. Ma la salvezza deve passare per un congresso franco, in cui gli iscritti possano davvero diventare protagonisti del partito, in cui si possa intraprendere una seria e reale opera di rinnovamento e in cui si definiscano chiaramente le linee politiche e programmatiche all’interno delle quali il PD deve muoversi e nelle quali debbano riconoscersi tutti coloro che intenderanno continuare a dare la loro adesione.

 

Firmato

Accardi, Bacinelli G., Bacinelli M., Berettoni, Bosi, Cesarini, Corsi, Crocioni M., Crocioni F., Falleri, Mazzoni Marcello, Mencarelli M., Orsini, Perugini N., Perugini R., Rossi O., Rossini, Tofanelli L., Torrini

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