Apprendiamo con stupore e disappunto la scelta del Consiglio regionale dell’Umbria di escludere la candidatura espressa dalla Cgil Umbria dalla nuova composizione dell’assemblea del Centro pari opportunità.

La nostra non è una considerazione di bandiera: per la prima volta da circa 30 anni, all’interno dell’organismo regionale per la parità di genere, non trova spazio una rappresentanza delle lavoratrici umbre. Si è scelto di escludere, dunque, un pezzo importante della società regionale, tanto più in questa fase di pesante crisi, nella quale le donne risultano essere le maggiori vittime di un sistema economico sempre più fragile. Scelta grave, tanto più se, per rappresentare il mondo del lavoro, si scelgono solo le rappresentati di parte datoriale.

Il CPO è per sua natura un soggetto plurale, portatore di interessi multipli, che dovrebbe avere l’obiettivo di rimuovere ostacoli e favorire l’integrazione delle donne. Al contrario, in questa operazione di “epurazione”, fatta quasi in forma chirurgica, si evidenzia una chiara strategia di esclusione. Infatti, le rappresentanti del mondo del lavoro rimaste fuori dal CPO sono in buona compagnia: ci risulta che anche una grande rappresentanza del mondo del volontariato, della promozione sociale e delle associazioni sia stata esclusa.

Ci chiediamo quali siano stati i criteri che hanno portato a tali scelte. Una risposta, l’unica che riusciamo a darci, visto l’elenco delle nominate, è che magari alcune candidate non siano state abbastanza allineate. Forse, come Cgil ci siamo macchiati di aver criticato e contestato l’emendamento che provava a tagliare il finanziamento per i Centri antiviolenza.

Di certo, ormai appare chiaro un dato di fatto: le voci fuori dal coro non hanno diritto di cittadinanza, tant’è che la composizione del CPO ci sembra costruita con il bilancino degli equilibri politici, anziché con l’intento di rappresentare la complessità della nostra società regionale. Da parte nostra, prendendo atto di questa scelta, continueremo a vigilare e svolgere il nostro ruolo a difesa delle donne nel lavoro e nella società umbra.

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