GUALDO - Il Sindaco Roberto Morroni, a nome di tutta la sua Giunta e di tutta la sua maggioranza, ha reso noto l'esito della sentenza del TAR sul ricorso proposto dal Comitato No Cave. Lo ha fatto con lo stile spocchioso che gli si addice e con l'entusiasmo discutibile di chi sa di aver solo vinto una prima scaramuccia e di chi sa di privilegiare il profitto contro i beni comuni rispetto alla difesa del territorio e all'interesse generale, arrivando a salutare il dispositivo che respinge l'azione intentata dai cittadini come un "buon giorno per Gualdo". L'unico buon giorno è invece quello di un'impresa di cavatori marchigiani che ha visto le classi dirigenti politiche ed amministrative della nostra Città così pronte ad accoglierne le stesse attività oramai negatele anche nella Regione di provenienza.
E' nella nostra cultura rispettare le sentenze di ogni magistratura e, nel caso, rispettiamo quella del TAR dell'Umbria che si è limitata a respingere un ricorso prevalentemente fondato sulle sole eccezioni procedurali mosse nell'azione legale specifica e relative ai processi decisionali, alla variante al piano regolatore generale ed alle conferenze di servizio con cui la pubblica amministrazione locale, nella sua discrezionalità politica, ha deciso di riaprire le cave di Vaccara. La sentenza del TAR si limita dunque a prestare fede agli esiti delle conferenze di servizio e a stabilire la correttezza delle procedure adottate dalla Giunta per consentire la riapertura dei tre siti di cava, da essa giustificata come risanamento ambientale e che per noi resta un'operazione invasiva ed ulteriormente impattante che esiterà in uno scempio ambientale senza precedenti e senza alcuna ricaduta economica ed occupazionale significativa, tale cioè da porsi come un elemento di ulteriore giustificazione.
Come abbiamo sempre detto, il ricorso al Tar era solo una delle azioni di opposizione ad una scelta contro cui continueremo a combattere in nome della difesa del territorio, dei beni comuni, della qualità della vita dei cittadini, dei grandi pregi storici ed archeologici del sito di Colle I Mori e di un altro modello di crescita economica, peraltro in questo caso infima, se non nulla, o quanto meno discutibilissima. Così come rispettiamo la sentenza del TAR, altrettanto non ci sfugge la possibilità, esorcizzata nell'entusiasmo delle comunicazioni del Sindaco, che fornisce il diritto processuale amministrativo e che consente di proporre appello al Consiglio di Stato. Questa eventuale decisione verrà ovviamente assunta in piena autonomia e condivisione nell'ambito del Comitato No Cave-Per la Green Economy cui continueremo a garantire tutto il sostegno che è nelle nostre possibilità.
Come è facile desumere per chi vorrà andarsi a leggere il dispositivo del TAR, le ragioni di fondo che hanno mosso la nostra opposizione non sono minimamente scalfite e la nostra azione politica e civile contro la scelta di riaprire le cave di Vaccara non finisce qui, con una sconfitta temporanea di un sodalizio civico in una prima battaglia condotta secondo le possibilità ed i mezzi di una manciata di cittadini semplici, coraggiosi e mossi dall'unico ed onorevolissimo interesse di tutelare i beni comuni della nostra Città che hanno fin qui utilizzato delle sole colubrine contro i più moderni pezzi di artiglieria messi in campo da una grande impresa di cavatori sostenuta dalla Giunta.
Come ha scritto lo stesso collegio del TAR nel suo dispositivo, la questione resta ad ogni modo "complessa" ed è proprio facendo conto di questa complessità che proseguiremo una battaglia semplice semplice e continueremo a porre in essere ogni azione a difesa del territorio e dell'interesse collettivo. Resta una questione così complessa e non ancora affrontata e sviscerata in ogni suo merito che il TAR si è ben guardato dal condannare i ricorrenti alle spese processuali, compensate invece tra le parti, contrariaramente a quanto generalmente si decide in caso di rigetto totale delle motivazioni e a differenza di quanto alcune delle solite malelingue in servizio permanente effettivo alla Giunta Morroni hanno osato già in questi giorni dire in luoghi pubblici, "mentendo" alla gente.
Per le stesse ragioni che ci hanno mosso in questi mesi, continueremo dunque a sollecitare ogni azione di controllo, di verifica e, nel caso di sanzione, da parte di ogni autorità amministrativa e giudiziaria affinchè sia in ogni caso salvaguardato ogni principio di precauzione ambientale e sia ad ogni modo garantito il rispetto dei limiti dell'attività e degli impegni sanciti in convenzione, anche alla luce delle prescrizioni e delle sospensioni temporanee già adottate dall'ARPA.
Da subito, ad un anno dalla riapertura delle cave e dallo svolgimento a pieno regime delle attività estrattive, vorremmo intanto che il Sindaco Morroni e la sua Giunta informino i cittadini gualdesi se siano già entrati nelle casse del Comune quei proventi previsti dalla "vendita del materiale lapideo", quanto di quelli formalmente previsti nella convenzione stipulata con l'impresa e se i proventi ad oggi eventualmente accertati ed effettivamente incassati siano tali da giustificare il loro entusiasmo per la fuoriuscita da quel clima di incertezza per il bilancio comunale che, gratta gratta, sembra essere l'unico motivo vero ma eccezionalmente ingiustificabile per cui si è fatta la scelta.
Non informeranno i cittadini e il consiglio comunale? Prima o poi dovranno informare la Corte dei Conti.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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