PERUGIACalma piatta sul caso Goracci. Almeno in casa Pd, che ieri in seguito all’ultima seduta del consiglio si è ritirato in “camera caritatis” per una riunione breve e top secret. Ma per quanto riguarda i commenti sul caso Goracci non si muove una foglia. In effetti per un partito come il Pd che ha nelle sue fila tre inquisiti: Risommi, Brega e Barberini, non è facile parlare della questione che sta riempiendo le pagine dei giornali di questi giorni.

Di certo il Pd non avrebbe mai detto “via Goracci” o “che si dimetta quanto prima”, di certo non avrebbe mai preso posizioni vicine a Rifondazione o a Idv, certamente la questione è delicata e non è possibile mica chiedere al vicepresidente del consiglio di fare baracca e burattini e andarsene.
Certo ancora è che se si dimette Goracci si deve dimettere pure Brega e si deve rieleggere tutto l’ufficio di presidenza. Situazione non facile dunque, e il Pd lungi da prendere posizione tace e non chiede nessuno di dimettersi, si aspetta fiduciosa la conclusione delle indagini.

“Durante la riunione di ieri - come riporta la stampa umbra– a detta della Presidente Marini e dallo stesso Locchi è stata sottolineata la necessità di avere un ufficio di presidenza in grado di funzionare e affrontare al meglio gli impegni futuri, dalle riforme alle elezioni”.

Intanto il caso continua a destare interesse soprattutto nelle fila di Rifondazione che continua chiedere a gran voce le dimissioni dell’ex sindaco di Gubbio. L’unica preoccupazione per i più catastrofici è che, in vista dei congressi provinciali, si potrebbe incrinare ancora di più la frattura e il Partito stesso potrebbe risentirne.

Arm.Alle.
 

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