La Terza commissione consiliare ha espresso parere favorevole all'unanimità sulla modifica al Regolamento “23/1999” riguardante la gestione faunistico-venatoria dei cervidi e bovidi, che estende l'utilizzo di arco e frecce anche alla caccia di selezione a tali specie. Una richiesta in questo senso era pervenuta dalle associazioni venatorie proprio alla Commissione presieduta da Massimo Buconi, durante le audizioni per la definizione del calendario venatorio.

“Si tratta di una proposta di modifica che non nasce dalla Giunta – ha spiegato l'assessore Fernanda Cecchini - ma piuttosto dalle richieste provenienti dalla Consulta faunistico-venatoria, quindi da parte di Enalcaccia, Federcaccia, Arcicaccia, Liberacaccia e Urca Umbria. Per noi non si tratta di una priorità, ma non abbiamo niente in contrario. La caccia con l'arco, ancorché praticata da un numero esiguo di soggetti, è consentita per tutte le specie in tutta Europa. In Italia solo cinque regioni, tra cui l'Umbria, prevedono che la caccia di selezione sia effettuata “con arma da fuoco”. La modifica al Regolamento consiste proprio nel togliere tale limitazione. Inoltre – ha aggiunto l'assessore – va sottolineato che l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), punto di riferimento per quanto riguarda l'ambiente e le relative tematiche, ha da tempo messo a disposizione le linee guida per questo tipo di caccia”.

I consiglieri regionali hanno sollevato qualche perplessità: Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) ha chiesto spiegazioni sul fatto che non si possa tenere contemporaneamente arco e armi da fuoco, in relazione al caso di solo ferimento dell'animale. A questa e ad altre perplessità ha risposto lo stesso presidente della Commissione, Massimo Buconi: “Si tratta di due tecniche molto differenti fra loro, potremmo dire incompatibili; con l'arco non si tira da lontano, come col fucile, ma è necessario sviluppare una tecnica che prevede grande abilità e professionalità nella fase di avvicinamento alla preda, fino ai dieci-quindici metri, poiché l'arciere non ha un secondo colpo a disposizione, come col fucile. Lo stesso animale può difendersi con il suo udito, la vista e l'olfatto. Anche per questo sostengo che questo tipo di caccia è più etico, oltre che ecosostenibile e consentito dalla normativa europea”.

“E' utile ricordare – sottolinea Buconi - che in questo atto non vi è concessione a favore di nessuno in quanto già oggi l'articolo 13 della Legge “157/92” tra i mezzi di caccia prevede fucile ad anima liscia o rigata, l'arco ed il falco, e quindi l'arco può essere utilizzato per il prelievo di tutte le specie cacciabili. Anzi, il regolamento proposto disciplina opportunamente in forma rigida l'utilizzo di tale strumento, definendone le caratteristiche tecniche e le certificazioni delle abilità del cacciatore. Come sempre – conclude - massimo rispetto di tutte le opinioni, ma dietro alle polemiche sollevate c'è l'antica questione caccia si caccia no, non certo l'uso dell'arco; anzi, credo sarebbe sicuramente più accettato da tutti se la caccia venisse praticata con l'arco. Non è infatti un caso che la stessa Ispra, nelle linee di indirizzo per la gestione degli ungulati, dedichi un apposito capitolo a questa pratica”.

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