“La proposta di regolamento regionale che introduce la possibilità di usare l’arco nella caccia di selezione a cervidi e bovidi presenta tutti i requisiti richiesti dalle leggi nazionale e regionale in materia venatoria. Non vorrei che in Umbria si aprisse un altro tipo di sport e che da parte di alcuni si ritenesse la caccia all’assessore l’unica forma consentita”. Lo ha affermato l’assessore regionale alla Caccia, Fernanda Cecchini, introducendo stamani i lavori della Consulta faunistico venatoria convocata per discutere del regolamento per la caccia al cinghiale e delle funzioni amministrative in materia venatoria.

In apertura della riunione, l’assessore ha ricostruito l’iter che ha portato alla proposta di modifica del regolamento, richiesta da tutte le associazioni venatorie e approvata all’unanimità dalla stessa Consulta. “Questa mattina – ha comunicato – l’atto è stato approvato all’unanimità dalla competente Commissione consiliare regionale cui è stato sottoposto per acquisire il parere obbligatorio e non vincolante”.

“La proposta di regolamento – ha ribadito – fissa con estremo rigore le modalità e i termini per estendere all’arco la caccia di selezione agli ungulati. Una pratica consentita dalla legge nazionale 157/92 sulla caccia, già praticata in quasi tutte le regioni e che solo una specifica norma nazionale può vietare. Incontra inoltre il parere favorevole dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che è autorevole punto di riferimento per gli ambientalisti. Secondo l’Ispra – ha specificato – la caccia con l’arco ‘mantiene inalterate alcune caratteristiche che la collocano nel panorama attuale come un mezzo di caccia estremamente efficace, ecocompatibile, etico e sicuro, costituendo quindi una validissima alternativa all’uso tradizionale dell’arma da fuoco’. E, ancora, si sottolinea che si tratta di un mezzo ‘privo di invasività ambientale’ e che offre ‘una sicurezza passiva totale’”.

L’assessore regionale alla Caccia ha comunque dichiarato, nell’informare del parere unanime della Commissione consiliare, di riservarsi insieme alla Giunta regionale ulteriori valutazioni. “Questo regolamento – ha detto – non è tra gli obiettivi prioritari dell’amministrazione regionale, ma ha tutte le carte in regola. Può essere o meno condivisibile: a quanti l’hanno contestato, vorrei ricordare che ben vengano le critiche nel caso si agisca al di fuori delle regole, del confronto democratico e del buonsenso, ma non è che con le strumentalizzazioni e lo stravolgimento dei fatti che si costruiscono nuove stagioni di governo dei nostri territori. “Non va poi dimenticato né sottovalutato – ha aggiunto - che l’Umbria vanta a pieno titolo riconoscimenti a livello europeo per come abbiamo saputo coniugare la gestione delle politiche venatorie con la salvaguardia degli habitat naturali e della biodiversità”.

Nella riunione della Consulta faunistico venatoria regionale, e in precedenza in quella della Commissione consultiva per la pesca sportiva, l’assessore Cecchini ha comunicato di aver chiesto che nel disegno di legge di riforma istituzionale per il riordino delle funzioni e delle deleghe a seguito del superamento delle Province sia previsto che le deleghe in materia di caccia e pesca siano ricondotte alla Regione, ai fini di una gestione unitaria ed omogenea su tutto il territorio regionale.

La Consulta venatoria ha esaminato in particolare alcune proposte relative al regolamento per la caccia al cinghiale, con l’obiettivo di un più efficace contenimento della specie e la riduzione delle ingenti somme finora versate annualmente per i risarcimenti dei danni provocati dalla fauna selvatica: circa 2 milioni e mezzo di euro per i danni a persone e cose e 1 milione di euro per i danni all’agricoltura. In sede di Commissione consultiva per la pesca sportiva, all’Assessorato regionale sono stati consegnati due documenti unitari sottoscritti dalle associazioni Fipsas, Arci Pesca, Libera Pesca, Enalpesca contenenti proposte e osservazioni sulla bozza del nuovo Piano ittico regionale.

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