A margine di un'iniziativa pubblica per il NO ai referendum confermativi costituzionali dell'autunno, Blasting News ha intervistato in esclusiva due deputati di Sinistra Italiana, per avere loro opinioni sul fatto della settimana, ovvero la Brexit, dopo che il voto popolare di mercoledì ha sancito l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.

Il parere di Stefano Fassina

Che cosa ne pensa di questo voto dirompente che arriva dalla Gran Bretagna?

"E' un voto che dobbiamo considerare come una grande opportunità per una radicale inversione di rotta in Europa. Il messaggio arrivato dalle periferie del Regno Unito è lo stesso che può arrivare dalle periferie di tutto il continente e che in larga misura è arrivata anche dal voto amministrativo italiano nelle scorse settimane. Per "radicale inversione di rotta" intendo archiviare il Fiscal Compact, finanziare investimenti pubblici per rianimare l'economia e far ripartire il lavoro, insistere affinché la Germania pensi ad aumentare gli stipendi dei propri lavoratori facendo aumentare la domanda interna anziché fare competizione al ribasso nell'Eurozona, oltre a bloccare il TTIP che aggraverebbe ancora di più le diseguaglianze e la povertà".

Come mai questo segnale arriva dalla Gran Bretagna, che pure ha avuto meno austerità di altri paesi europei?

"Il Regno Unito è stato esposto prima degli altri paesi europei all'abbattimento dei diritti con le cure diThatcher, e Blair, senza aver bisogno della moneta unica per sentire gli effetti negativi di un impianto liberista che ha lasciato ai margini ampi settori delle classi medie. L'Eurozona oggi fa ancora peggio perché l'Euro che doveva essere uno strumento di contrasto agli effetti negativi della globalizzazione è stato invece uno strumento di aggravamento di quegli effetti".

L'opinione di Alfredo D'Attorre

Qual è la sua opinione sul voto che porta all'uscita del Regno Unito dall'UE?

"La Brexit è la conseguenza di una costituzione europea che è stata percepita come in contrapposizione alla volontà popolare; negli ultimi anni quanto l'Europa ha deciso e fatto è sempre apparso come sopra la testa dei cittadini. Questo si somma all'enorme crescita delle ingiustizie sociali e ai tagli al welfare che anche in Gran Bretagna sono stati forti, causando una faglia sociale nella quale i cittadini che si sentono esclusi sono la maggioranza e quando vanno a votare determinano effetti che l'establishment considera imprevedibili."

Cosa ne pensa del fatto che questa decisione arriva da un paese che non ha l'Euro?

"E' significativo il fatto che la Gran Bretagna avendo una propria moneta, una propria banca centrale e non essendo sottoposta al Fiscal Compact ha un grado di autonomia e di non ricattabilità che i paesi del sud Europa non hanno. Lo scorso anno è stato umiliato il popolo greco chiudendo la liquidità e negando il risultato di un referendum popolare: penso che ciò abbia in parte inciso sulla decisione dei britannici, che sono storicamente gelosi della propria libertà e sovranità. E' poi significativo che nonostante gli scenari apocalittici sul Regno Unito la borsa di Londra sia quella che perde meno rispetto a quelle dei paesi periferici dell'Eurozona, più dipendenti dalle politiche UE, che accusano le perdite maggiori: è il segno dell'insostenibilità di questo assetto.

La sinistra europea è chiamata a una riflessione più coraggiosa e avanzata: se non vogliamo consegnare la totalità dei ceti popolari alla destra nazionalista e xenofoba, dobbiamo dire con chiarezza che o ci sono segnali immediati di svolta come la sospensione del "bail in" bancario, superamento del Fiscal Compact e istituzione di un sussidio europeo contro la disoccupazione, oppure è evidente che abbiamo bisogno di un "piano B" che consenta agli stati di tornare a riprendersi il controllo di bilanci, politica economica e moneta, potendo così rispondere democraticamente ai propri elettorati. O l'Europa cambia radicalmente in senso sociale o io credo che non possa più essere difesa".
 
   

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