Da una parte la Bce che ammette che la crisi è lontana dall’esaurirsi e al contrario si approfondisce. Dall’altra Unioncamere che in Umbria sottolinea la gravità della crisi sul manifatturiero (-2,2% annuo). Tutti i dati confermano il fallimento delle politiche liberiste e dell’austerità.

"Nel settimo anno della crisi - afferma il segreario generale della Cgil Umbria, Mario Bravi - non è possibile continuare a riproporre ricette sbagliate, che in Umbria, regione con salari e pensioni più basse della media nazionale, hanno dimostrato tutta la loro insensatezza. Essendo questa una crisi soprattutto di consumi, non esiste l’ipotesi di un patto che il sindacato possa siglare per abbassare ulteriormente i salari. Semmai occorre fare l’esatto contrario: rilanciare il potere d’acquisto di salari e pensioni per interrompere la spirale recessiva.

Oltre a questo, l’Umbria, per invertire la tendenza - sostiene Bravi - deve difendere il proprio apparato manifatturiero, a partire dalla vertenza Tk-Ast, fabbrica strategica per l’intero apparato industriale della siderurgia italiana, per poi individuare risposte per le altre 165 vertenze aperte nella nostra regione, dando immediatamente seguito, ad esempio, all’accordo di programma per la ex Antonio Merloni, dove 630 lavoratrici e lavoratori rischiano di aggiungersi, dal prossimo 12 ottobre, alla schiera dei 51mila disoccupati umbri.

Altro elemento fondamentale è il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga. Secondo Mario Bravi 13mila lavoratori umbri attendono risorse da ormai 9 mesi e l’ipotesi di ulteriori tagli lineari al welfare, a partire dalla spesa sanitaria, assesterebbe un colpo letale alla coesione sociale dell’Umbria. "Tutto questo, come ormai è chiaro, è figlio delle politiche di austerità imposte dall’Europa. Politiche contro le quali la Cgil sta contribuendo alla realizzazione del referendum Stop Austerità. L’obiettivo è quello di raccogliere nella regione almeno 15mila firme entro il 25 settembre."

"La situazione complessiva - conclude il Segretario generale della Cgil - richiederà comunque un’intesa mobilitazione fino ad arrivare nel prossimo autunno allo sciopero generale regionale, per chiedere risposte concrete al Governo, alla Regione e alle associazioni delle imprese, a partire dalla silente Confindustria. E’ tempo che si passi alla diagnosi alla terapia: serve un vero Piano del Lavoro per l’Umbria

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