di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - Si muovono liberi in un’area a poche centinaia di metri dal lago Trasimeno, neanche si trovassero nelle pianure a perdita d’occhio degli States nella prima metà dell’Ottocento. 
L’Umbria che non ti aspetti offre anche di questi spettacoli, di queste emozioni: una mandria di bisonti al pascolo brado alle pendici del borgo di Panicale. 
Lo hanno chiamato “allevamento etico”, perché gestito secondo natura e seguendo il modo di pensare delle tribù della Nazione Lakota Sioux, con le quali i gestori tengono aperto un canale di comunicazione (in particolare col Rosebud Sioux Tribe Tribal Council e col governo Tradizionale Lakota Sioux, arrivati in visita nello scorso ottobre). Dunque, rispetto per la natura, per l’ambiente e per gli stessi animali, macellati in numero limitato e solo per le necessità del consumo umano ed utilizzando tutto il resto - pelle, corna, ossa, vello - per produrre oggetti utili alla vita quotidiana dell’uomo (questo settore viene seguito e curato da Emilia Sacco).
La prima introduzione - in assoluto - di questa specie (Bison Bison o bisonte americano) in Italia risale al 2018. Colpito e affascinato dalla maestà di questo mammifero nel corso di un viaggio in Canada, tre anni prima l’imprenditore Massimiliano Gatti, aveva cominciato a studiare il bisonte. Ed aveva poi concretizzato le sue idee aprendo l’allevamento vero e proprio in località Olmini.
A chi si chiedesse cosa c’entri l’Umbria con questo animale basterà invitarlo a visitare il vicino museo Paleontologico “Luigi Boldrini” di Pietrafitta - 3.000 mq di esposizione di fossili, a pochi chilometri di distanza da Panicale -, territorio in cui sono stati riportati alla luce, in una miniera di lignite, i resti, tra gli altri animali, di “Bison priscus” (o bisonte delle steppe), vissuto in queste lande quattordicimila anni fa, antenato dei bovidi attuali catalogati alla specie Bison Bison. Fu questo animale preistorico che, alla ricerca di pascoli, passò dall’Eurasia alle Americhe, approfittando del fatto che all’epoca (ultima glaciazione), dove ora si trova lo stretto di Bering, esisteva una lingua di terra - detta il ponte di terra di Bering - che univa i due continenti. 
I bisonti cacciati dai nativi americani e poi praticamente estinti da un massacro generalizzato attuato dai “visi pallidi", rappresentavano gli epigoni degli animali preistorici che, un tempo, avevano popolato pure l’Umbria. 
Il solo Buffalo Bill, al secolo William Frederick Cody con la sua carabina si vantava di aver ucciso migliaia e migliaia di bisonti (lui forniva il numero di ben 4.280 capi). Lo stesso Cody, nel Novecento (esattamente il 30 marzo 1906) alzò un tendone a Perugia in Piazza d’armi, zona del Santa Giuliana, per mostrare la sua abilità nell’utilizzo della colt e della carabina. Nel suo viaggio in Italia - sua moglie vantava origini italiane - si era portato al seguito anche un gruppo guerrieri Sioux (tra i quali il noto Alce Nero, uomo della medicina di Pine Ridge; nel tour organizzato negli States aveva fatto esibire anche Toro Seduto e Calamity Jane). Mai Buffalo Bill si sarebbe immaginato, guardando il panorama dall’alto del capoluogo umbro in direzione ovest, verso il Trasimeno, che poco più di un secolo più tardi, i bisonti da lui, e da quelli come lui, quasi sterminati nelle grandi pianure del Far West, avrebbero popolato le dolci colline umbre...
In Europa le specie sopravvissute appartengono alla specie Bison bonasus, alla Bison bonasus caucasicus e alla Bison bonasus hungarorum (o dei Carpazi). 
Per gli amanti dell’arte una visita a Panicale (una delle ipotesi del nome del paese é “dove tutto é bello”, dal greco Pan e Kalos) consente anche di ammirare nella chiesa di San Sebastiano, oltre alle opere esposte nella locale Pinacoteca, lo splendido affresco del Perugino (all’anagrafe Pietro Vannucci) che immortala il martirio del Santo. 

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