La manovra finanziaria predisposta dall'Esecutivo di Palazzo Donini e articolata in Bilancio 2012 (2 miliardi
133milioni), Bilancio pluriennale, Legge Finanziaria e Collegato è stata presentata questa mattina alla Prima Commissione del Consiglio regionale. L'assessore Gianluca Rossi ha descritto un bilancio sostanzialmente
“ingessato”, con 1miliardo 700milioni impegnati per la sanità, 143 milioni dedicati a spese obbligatorie e soltanto 110 milioni di euro a libera destinazione, che la Giunta ha potuto impiegare secondo scelte proprie,
destinandoli a istruzione, commercio, turismo e cultura, servizi all'infanzia, difesa del suolo e politiche abitative. Tutto ciò in una manovra caratterizzata da scelte politiche quali “invarianza fiscale, lotta all'evasione, aiuti alle imprese, tutela della coesione sociale, ottimizzazione del trasporto pubblico, conti sanitari in equilibrio e interventi a sostegno delle fasce sociali più deboli e delle famiglie”. Tutti interventi quantitativamente influenzati dal contesto nazionale e dalle manovre governative che, è stato spiegato, “avrebbero sensibilmente ridotto e in alcuni casi azzerato le possibilità di intervento della Regione.

In questo senso le conseguenze più significative riguardano: la riduzione delle risorse per la sanità (- 24 milioni nel 2011, - 28 milioni nel 2012, - 38 milioni per il 2013, - 83 milioni per il 2014), l'inasprimento delle regole del patto di stabilità interno, la riduzione e la revoca degli stanziamenti di spesa nel bilancio statale, i tagli ai trasferimenti dello Stato, l'azzeramento della capacità di indebitamento”. L'assessore ha poi
evidenziato che sono state “azzerate tutte le risorse dal bilancio dello Stato per funzioni conferite e delegate e di altri settori (ambiente; trasporto pubblico locale su ferro; viabilità; incentivi alle imprese; demanio idrico; opere pubbliche; agricoltura; politiche sociali; borse di studio; politiche per la famiglia; edilizia residenziale agevolata; non autosufficienza): per l’Umbria questo significa minori risorse per circa 104 milioni di euro nel 2011 e circa 117 a partire dal 2012”. Per effetto della “legge di stabilità 2012 la capacità di indebitamento delle Regioni si riduce dal 25 al 20 per cento, con la conseguente impossibilità di attivare nuovi investimenti e il mancato finanziamento di quelli già programmati (che ammontano a circa 46 milioni di euro). Le Regioni e gli Enti Locali possono infatti indebitarsi (tramite mutui e prestiti) solo per finanziare spese di investimento, cioè interventi sulla viabilità, sull’edilizia residenziale, sulle opere pubbliche.

La Regione ha allora scelto di attivare i 9 milioni di euro previsti per gli Enti in regola con il patto di stabilità, di monitorare i mutui già contratti e di riflettere sulla politica di valorizzazione del patrimonio non sanitario”. Per far fronte a questa situazione la Regione Umbria “ha reagito ai tagli con una riduzione delle spese, una diversa modalità di formazione delle decisioni e un pacchetto di riforme istituzionali (semplificazione amministrativa e normativa, scioglimento dell’Arusia, riforma del sistema amministrativo regionale e delle autonomie locali e istituzione dell’Agenzia forestale regionale, cancellazione delle Comunità montane, riconfigurazione dei Consorzi di bonifica e costituzione delle Unioni speciali di Comuni. Aderendo volontariamente alle misure per la riduzione delle spese (legge 122/2010): riduzione dei componenti dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali di enti ed agenzie regionali; riduzione dei compensi, gettoni e retribuzioni corrisposte ad organi ed organismi di enti e agenzie regionali e società partecipate; riduzione dell’80 per cento della spesa per consulenze, per relazioni pubbliche, convegni; divieto di effettuare spese per sponsorizzazioni; riduzione del 50 per cento delle spese per missioni e per la formazione; riduzione del 20 per cento della spesa per acquisto, manutenzione e noleggio di autovetture”.

Dalle economie realizzate dal recupero dell'evasione, dai mutui non accesi e dai risparmi sul personale (“con la riduzione dei dipendenti la Regione non è più il primo ente pubblico per numero di addetti, essendo stata superata dalla Provincia di Perugia”) la Regione ha ricavato circa 36 milioni di euro con cui sono stati finanziati: la proroga delle misure in favore dei lavoratori che hanno perso il lavoro, la facilitazione dell'accesso al credito per le imprese e il potenziamento del fondo rischi dei Consorzi Fidi, la continuità delle politiche sociali e per l'infanzia, gli interventi per sicurezza stradale, protezione civile, riciclaggio e raccolta differenziata dei rifiuti. Agli interventi in favore delle famiglie andranno 32 milioni di euro, suddivisi tra: non autosufficienza (4milioni), fondo sociale regionale (10.5 milioni), asili nido (3.2milioni), istruzione primaria e
secondaria (1milione), istruzione universitaria (9.8milioni), sostegno alle locazioni (2milioni), abbattimento tassa rifiuti (600mila) e rette asili nido (750mila), contributi all'associazionismo familiare (25mila) e oratori
(130mila).

Circa 85 milioni (per l'anno 2012) proverranno dai fondi comunitari Fas, attribuiti all'Umbria grazie alla positiva gestione finanziaria della Regione e suddivisi in cinque “assi”: capitale umano e inclusione sociale,
sistema delle imprese, valorizzazione ambientale e culturale, trasporti insediamenti e logistica, assistenza tecnico amministrativa alle strutture regionali. Nel Collegato alla Finanziaria sono previste anche modifiche alla legge regionale 18/2011 in materia di affidamento diretto dei lavori all'Agenzia per la forestazione e alle legge sulla semplificazione amministrativa, relativamente alla gerarchia di emanazione dei testi unici.

A margine della presentazione, Massimo Monni (Pdl) ha chiesto spiegazioni all'assessore Rossi circa la reale consistenza del patrimonio regionale e la sua valorizzazione e il completamento dell'edificio denominato “Steccone” che, a Fontivegge di Perugia, avrebbe dovuto accogliere tutti gli uffici regionali. Rossi ha replicato spiegando che le procedure di valorizzazione sono state rallentate dalle poco chiare disposizioni nazionali circa la destinazione dei fondi da esse risultanti. Mentre per lo Steccone, la Regione conterebbe di sfruttare la riduzione del personale per allocare tutti gli uffici nella sede attuale (al Broletto, sempre a Fontivegge) dismettendo anche altri sedi ora in uso come i Palazzi Fioroni.

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