di Fabrizio Salvatori

Borse in calo vertiginoso, spread che schizza intorno ai 410 punti e statistiche che parlano di un Paese sempre più povero e sfiduciato come non mai. Intanto il ministro Giarda annuncia un taglio di 13 miliardi in un solo anno ai ministeri.

Inizia così la settimana di Monti & Co. alle prese con un “Cresci Italia” che davvero rischia di essere tardivo quanto inutile. La cura ha ammazzato il cavallo. “Se il governo si decidesse a fare politiche di crescita magari potrebbero esserci segnali di miglioramento, ma in queste condizioni mi sembra molto difficile”, sentenzia il segretario generale della Cgil Susanna Camusso, oggi impegnata in una serie di iniziative contro il pacchetto Lavoro del Governo. Il ministro Piero Giarda è stato molto chiaro il taglio di ben 13 miliardi ai ministeri sarà tra il 2012 e il 2013. Essendo stato tagliato tutto ciò che era possibile a questo punto l’unica prospettiva credibile per le dimensioni delle cifre messe in gioco è quella dei licenziamenti.

La quota di italiani che potrebbe finire sotto la soglia di povertà, a causa dell'attuale crisi finanziaria, sale a ben una famiglia su 4. La stima è contenuta nel Rapporto Osservasalute 2011, presentato oggi all'Università Cattolica di Roma. L’aumento congiunturale dell’indice di povertà potrebbe essere del 7% spiega Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Così il 15,5% delle famiglie italiane va verso in stato di povertà accertata. E parallelamente aumenta anche il consumo di antidepressivi (la richiesta di aiuto psichiatrico è aumentata del 10% negli ultimi dieci anni).

Un dato, quello della povertà, che si riflette in qualche modo nel crollo, certificato dall’Istat, ad aprile, della fiducia dei consumatori, Secondo l’istituto di statistica si tratta “del punto più basso dall'inizio delle serie storiche, gennaio 1996”. I numeri passano da 96,3 di marzo a 89,0 di aprile. In calo tutte le componenti, in particolare clima economico generale (da 85,4 a 72,1), clima futuro (da 86,3 a 76,6) e situazione corrente (da 102,6 a 96,7). Il crollo della fiducia dei consumatori registrato dall'Istat ad aprile è generalizzato in Italia ma è nel Mezzogiorno e nel Nord-Est che è più marcato. L'indice perde quasi 10 punti in entrambi i territori (da 96,2 a 86,5 per il Mezzogiorno, da 98,4 a 88,8 per il Nord Est). Più ridotto il peggioramento per il Nord-Ovest (da 96,4 a 90,5) e per il Centro (da 95,0 a 91,5). Il clima personale scende, ma in misura meno accentuata del clima economico generale (da 100,1 a 94,3).

Fonte: controlacrisi.org

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