Sull'IMU si è scelta la strada più facile e più iniqua, quella di applicare indistintamente l’aliquota base sia per le prime case (4 per mille) che per le seconde, terze o quarte case (7,6 per mille).

Così facendo si trattano allo stesso modo i ricchi possidenti e i proprietari di un unico immobile, frutto magari dei sacrifici di una vita.

I proprietari di prima casa subiranno, perciò, una bella stangata, perché a parità di aliquota, a causa delle rivalutazioni catastali, pagheranno comunque di più rispetto all'ICI.

Sarebbe stato possibile, invece, per l’Amministrazione comunale dimezzare l’imposta sulle prime case, visto che la legge consente di ridurla fino al 2 per mille. La riduzione avrebbe potuto interessare almeno le abitazioni di tipo economico (A3), popolare, ultrapopolare e rurale (che sono la maggioranza), valutando, poi, la possibilità di estenderla anche ad altre tipologie catastali (civili, ecc.).

A compensazione della diminuzione delle entrate, in un periodo di crisi come questo, si sarebbe potuto chiedere un sacrificio a chi può pagare un po' di più, aumentando le aliquote, in modo ragionato, sulle seconde e terze case, visto che la legge consente incrementi anche del 3 per mille rispetto alla quota base. Sarebbe stato utile valutare fino in fondo anche la possibilità di introdurre sistemi per agevolare le abitazioni affittate rispetto a quelle lasciate sfitte, al fine di valorizzare il patrimonio immobiliare esistente e far emergere il nero.
Va sottolineato, poi, che le risorse aggiuntive derivanti dall'aumento sulle seconde e terze case, a differenza dell’aliquota “base”, divisa a metà tra Comune e Stato, sarebbero rimaste integralmente nelle casse comunali e utilizzabili nel nostro territorio.

Se verrà approvato, peraltro, l’emendamento del Governo per estendere la tassazione anche agli edifici religiosi non destinati esclusivamente al culto, le ulteriori entrate dovrebbero essere utilizzate proprio per politiche di sgravio fiscale, aiuto e sostegno a chi è più in difficoltà.

Solo l'applicazione di una tassazione modulata e progressiva può contribuire a farci sentire tutti un po' di più parte di una comunità, in cui la solidarietà sociale sia considerata una "buona prassi" di amministrazione della "cosa pubblica".
 

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